ORARI

  Giovedì 06/06   Ore 21,00
     
  Venerdì 07/06   Ore 21,00
     
  Sabato 08/06   Ore 19,00 - 21,00
     
  Domenica 09/06   Ore 16,30 - 18,30      € 3,50


 




 


Un film di ENRICO MARIA ARTALE

Con Edoardo Pesce, Margarita Rosa De Francisco
Maria Del Rosario, Gabriel Montesi

Italia - Drammatico - 106’ - V.M.14 anni

Un film appassionato su una relazione complessa,
carico di sentimenti vissuti tra affetto e sofferenza

Presentato in anteprima alla 80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia in sezione Orizzonti, ha vinto il Premio per la Miglior Sceneggiatura a Enrico Maria Artale e il Premio per la Miglior Interpretazione Femminile a Margarita Rosa De Francisco, e ha vinto anche il Premio Arca - Cinema Giovani come Miglior Film Italiano a Venezia votato da una giuria di giovani tra i 18 e i 26 anni.

La SINOSSI : El Paraíso, film diretto da Enrico Maria Artale, racconta la storia di Julio (Edoardo Pesce), un uomo di circa 40 anni che vive nei pressi di Roma, precisamente nella zona marittima di Fiumicino e in prossimità del fiume. Julio vive insieme a sua madre (Margarita Rosa De Francisco), che da ragazza si è ritrovata costretta ad abbandonare il suo paese, la Colombia, con il figlio ancora in grembo. La vita l'ha resa una donna molto forte e ha fatto sì che tra lei e suo figlio si instaurasse un legame che è a volte morboso e altre profondo e allo stesso tempo sembra che i due vivano in simbiosi.  Questa loro complessa relazione li porta condividere ogni cosa, da un hobby semplice come il ballo latinoamericano a un lavoro illegale, come il traffico di droga. I due, infatti, sono due corrieri affiatati, ma quando nelle loro vite irrompe una giovane colombiana, anche lei coinvolta nel narcotraffico, questo rapporto così forte tra madre e figlio verrà messo a dura prova...


Più passa il tempo, meno probabile diventa una separazione naturale per i due protagonisti. Li incontriamo in una fase avanzata della loro vita e con la chiara consapevolezza che nulla è cambiato da decenni. Non sorprende che siano in gioco dinamiche complesse tra Julio Cesar e sua madre (che rimane senza nome per tutto il film), e non solo perché condividono una casa minuscola e lei ostacola il suo tempo e la sua libertà. Lavorano anche insieme per un trafficante di droga locale, occupandosi dei “muli” che arrivano con la cocaina dalla Colombia. Uno di questi "ospiti" è Ines (Maria Del Rosario), una giovane latina che Julio prende in simpatia. Una scena piuttosto imbarazzante che coinvolge lassativi e allattamento diventa qualcosa di simile a un incontro-scontro in una mossa narrativa piuttosto trasgressiva.
Ines provoca quasi subito dissidi e gelosie tra il figlio e la madre, e si può facilmente individuare la tossicità che si annida in ogni aspetto di questa relazione edipica. Risentimento, aggressività passiva, mancanza di rispetto per i confini altrui: sono tutti elementi presenti, ma in modo molto relazionale. Artale è un regista preciso e affronta il suo film con una nozione olistica di mondo, un'artificiosità credibile. È ovvio che sia la madre che Julio sono personaggi in carne e ossa, e il loro rapporto imperfetto è una meraviglia di realismo. Detto questo, il loro mondo è effettivamente una gabbia dorata, anche se vivono ai margini della società e non hanno un permesso di soggiorno. Ogni tanto vanno in un bar dove ballano salsa, bachata e merengue: nelle scene iniziali del film, gli spiriti sono alti e si potrebbero facilmente scambiarli per amanti o amici intimi.
Proprio questa ambivalenza è la forza trainante del film, che si trasmette attraverso le conversazioni, le dinamiche scattanti e le diverse lingue parlate - un mix di spagnolo e italiano. L'interessante concetto duale di madre-terra è raddoppiato nel contesto delle lingue, e quando si pensa alle radici, non si può fare a meno di pensare alla famiglia. C'è una linea sottile tra il sostegno e il soffocamento, tra l'amore incondizionato e la manipolazione, e chiunque può facilmente scivolare dall'uno all'altro solo perché i legami sono così forti che potrebbero anche finire per rompere le ossa.

(di Savina Petkova - Cineuropa)