TRAMA : Gloria!,
il film diretto da Margherita Vicario, è ambientato
a Venezia alla fine del Settecento.
Siamo in un collegio femminile e
Teresa è
una ragazza che ha un grande talento visionario.
Insieme a un gruppo di musiciste, crea una musica
che scavalca i secoli. Ribelle, leggera e moderna,
la musica di questo straordinario gruppo è pop!
Gloria!
segna l’esordio
alla regia dell’attrice e cantautrice
Margherita Vicario,
la quale ha firmato la
sceneggiatura
insieme ad
Anita Rivaroli, come ha anche lavorato alla
colonna sonora
insieme a Davide
Pavanello. La storia del film nasce
dall’esigenza della neo regista di raccontare un
tema ben preciso: la vita delle
donne musiciste
vissute a cavallo
tra il Cinquecento e il Settecento negli
orfanotrofi
in Italia (è risaputo per esempio che Antonio
Vivaldi avesse molte collaboratrici di questo tipo).
Le riprese
del film hanno avuto luogo in diverse location tra
il Friuli-Venezia
Giulia e il
Canton Ticino.
Teresa, la
protagonista, è interpretata da
Galatea Bellugi, giovane attrice francese.
Il resto del cast include
Veronica Lucchesi,
ossia la cantante del duo musicale
La Rappresentante
di Lista, che si è calata nei panni di
Bettina. I ruoli
maschili principali sono interpretati da
noti comici nostrani:
Paolo Rossi
è Perlina, Natalino
Balasso è il governatore, mentre il
cantante Elio
è Romeo. L’opera è stata presentata al
Festival di Berlino
2024, in concorso per l’Orso d’oro e la
migliore opera prima.
RECENSIONE : L'Gloria!
inizia, e subito ci viene spiegato dove e quando
siamo: in un orfanotrofio femminile, alle porte di
Venezia, nel 1800. Subito, ci viene reso evidente
che la protagonista del film si chiama
Teresa, è
quella che ai tempi si chiamava una serva, che è
muta (o così pare) e che ama i bambini. E e che ha
un orecchio straordinario per la musica. Un orecchio
che le permette di tramutare in musica qualunque
cosa. E allora, se
pure qualcuno si fosse fugacemente spaventato
all’idea di star per vedere la storia dickensiana di
una servetta di un orfanotrofio femminile alle porte
di Venezia nel 1800 - qualcosa che pure in parte
Gloria! è: ma
Gloria! è tante cose, tutte assieme, tutte fatte
molto bene - ecco che subito
Margherita Vicario
mette in chiaro come stanno le cose, con
una sequenza in cui colpi di ramazza, passate di
straccio e tante altre attività domestiche che si
svolgono allo stesso tempo nel cortile
dell’istituto, diventano un vero e proprio concerto,
se ascoltato con le orecchie di Teresa.
In quell’orfanotrofio ci sono poi
Lucia, Bettina,
Marietta e Prudenza, quattro ragazze
legatissime tra loro - si considerano sorelle - che
sognano una vita migliore e che, intanto, vengono
educate allo studio e all'esecuzione della musica
sotto la ruvida guida di
Don Perlina,
il prete che non solo guida l’istituto, ma che è
anche un rinomato compositore. Con qualche segreto
nel cassetto. Una notte, chissà da dove,
all’istituto arriva un pianoforte, che Perlina
nasconde in uno scantinato ma che viene scoperto
prima da Teresa, e poi da Lucia e da tutte le altre,
attratte in quel luogo dalla musica che, ogni notte,
la ragazza esegue facendo volare le dita sulla
tastiera.
Lucia e le sue amiche saranno anche orfane, ma
Teresa è pur sempre una serva, e all’inizio la
guardano con superiorità. Poi scatta una rivalità
musicale dettata dall’orgoglio. Ma alla fine,
ipnotizzate da un talento musicale innato e
anarchico, tra una nota e l’altra, nascerà una vera
amicizia.
Il tutto all’insaputa di Perlina, che sta lottando
contro una drammatica mancanza d’ispirazione e che è
sempre più alle strette in vista di un concerto che
gli è stato commissionato e che dovrà eseguire con
le sue ragazze alla presenza di Sua Santità
Pio VII,
papa appena eletto. A questo punto dovrebbe essere
già chiaro che,
oltre che a una vicenda dickensiana (resa
ancora più evidente dal fatto che Teresa ha avuto un
bambino che le è stato tolto, e che guarda da
lontano; e ci sono anche echi austeniani in parte
della trama che riguarda la Lucia di
Carlotta Gamba),
Gloria! è un film
che racconta una storia di sorellanza femminile. Una
storia addirittura femminista, nei modi in
cui si sviluppa e in cui si conclude, e che tutto
questo ha un legame stretto e inscindibile con la
musica.
Perché modo suo il
film di Margherita Vicario è (anche, quasi) un
musical, un musical alla
Jeannette,
che ha il coraggio e la visionarietà di mescolare
suggestioni pop a una struttura tradizionale.
Raccontato e fotografato con uno stile classico e
chiare suggestioni pittoriche, quasi a voler evocare
modelli come il
Barry Lindon
di Kubrick, se mi passare un termine di paragone
estremo, o magari
La favorita
di Lanthimos,
Gloria! fa con la musica - con la musica “da strega”
di Teresa, che fa saltellare le dita sulla tastiera
come grilli, producendo sonorità tra il jazz, il
blues e il pop, in anticipo sui tempi di più di un
secolo - quello che Sofia Coppola aveva fatto con le
All Star nel suo
Marie Antoinette.
Al suo primo film (c’è un suo corto del 2011, ma
questo è l’esordio nel lungo) Margherita Vicario fa
qualcosa che nel cinema italiano è quasi inedito.
Forse altri ci hanno provato, ma non con la stessa
convinzione, non con la stessa radicalità. Non con
la stessa gioiosa e
vitale leggerezza. E questa sua
leggerezza, questa sua gioia, oltre che la capacità
di mantenere sempre un equilibrio difficile, è la
vera grande conquista di un film che si chiude in
maniera trascinante (e un po' commovente) con un
concerto irriverente e anarchico e liberatorio,
quasi fosse l’equivalente del ballo finale di
Footloose,
con la differenza che qui non è solo la gioventù, a
essere celebrata, ma il femminile e il femminismo,
con una rivincita
mai rabbiosa o rancorosa, ma sempre solare e col
sorriso sulle labbra, contro secoli di oppressioni
maschili. Per alcuni non varrà il celebratissimo
Povere Creature!,
questo Gloria!, ma a accomunare i due film, oltre al
punto esclamativo, c’è proprio questa gioia
incontenibile nell’abbracciare il proprio essere, e
i propri diritti. Con questo film,
Margherita Vicario
si impone all’attenzione di tutti come un nome da
tenere d’occhio, nel panorama cinematografico
nostrano. Come qualcuno che ha la voglia e il
talento per svecchiare un po’ alcune forme, alcune
mentalità, alcuni meccanismi. E si dimostra anche
una regista in grado di scegliere e dirigere con
attenzione i suoi attori e le sue attrici.
Galatea Bellugi,
Carlotta Gamba,
Veronica Lucchesi (aka
La Rappresentante
di Lista),
Maria Vittoria Dallasta
e
Sara Mafodda
sono tutte brave, ma speriamo di non essere accusato
di maschilismo se dico che è stato un
enorme piacere trovare l’amato
Paolo Rossi, in
ottima forma, nei panni di Perlina, uomo e
prete umanamente più che discutibile al quale però
Rossi e il copione regalano anche una commovente
umanità. Rossi,
ma anche
Natalino Balasso.
Due attori comici, in performance drammatiche, a
raccontare il lato (involontariamente) comico, anzi
ridicolo, del potere e del maschio, mentre la quieta
anarchia di
Elio ben
si sposa al suo essere spalla affettuosa di queste
irresistibili ragazze. (Federico Gironi -
ComingSoon) |