'VEDERE IL BUIO'
IL CINEMA DI DAVID LYNCH



In ricordo di DAVID LYNCH
una RASSEGNA dei suoi Film
Ore 21 - INGRESSO €. 4,00
Tutti in Versione Originale Sottotitolata
 


Lunedì 3 Febbraio ore 21

 
Lunedì 10 Febbraio ore 21

Lunedì 17 Febbraio ore 21

 
Lunedì 24 Febbraio ore 21


 



Scopri il Film MULHOLLAND DRIVE

Scopri in Film THE STRIGHT STORY

Scopri in Film LOST HIGHWAY

Scopri in Film THE ELEPHANT MAN


 


LUNEDI 3 FEBBRAIO

 

(USA/2001, 147’)

Regia e sceneggiatura: David Lynch. Fotografia: Peter Deming. Montaggio: Mary Sweeney. Scenografia: Jack Fisk, Peter Jamison. Musica: Angelo Badalamenti. Interpreti: Naomi Watts (Betty Elms/Diane Selwyn), Laura Elena Harring (Rita/Camilla Rhodes), Jeanne Bates (Irene), Robert Forster (detective McKnight), Brent Briscoe (detective Domgaard), Maya Bond (zia Ruth), Justin Theroux (Adam Kesher), Ann Miller (Coco), Angelo Badalamenti (Luigi Castigliane). Produzione: Neal Edelstein, Mary Sweeney, Tony Krantz, Michael Polaire, Alain Sarde con John Wentworth, Joyce Eliason per Les Films Alain Sarde, Asymmetrical Productions, Babbo Inc., Canal+, The Picture Factory. 

Restaurato in 4K nel 2021 da StudioCanal presso il laboratorio Fotokem/Criterion

È stato votato miglior film del 21° secolo in un sondaggio della BBC. È entrato nella classifica di “Sight & Sound” dei migliori 100 film della storia del cinema (unico titolo degli anni Duemila insieme a In the Mood for Love).

Mulholland Drive in l’occasione della scomparsa del suo grande Autore torna al cinema in una nuova edizione 4K, per farci immergere ancora (o per la prima volta) nell’irresistibile immaginario di un film letteralmente infinito, nel mistero di una dimensione enigmatica dove i ruoli si invertono, ogni ordine logico è fallace, la realtà vacilla.

Mulholland Drive è un puzzle ammaliante e perturbante sullo sfondo di una Hollywood fabbrica di sogni e incubi. Premiato a Cannes e candidato agli Oscar per la miglior regia, David Lynch conduce Naomi Watts, Laura Harring e noi spettatori nell’oscurità della notte e dell’ambiguità, lungo il crinale tra reale e onirico, noir e mélo, dramma e commedia, in un labirinto ipnotico e avvolgente che ad ogni nuova visione svela interpretazioni, illuminazioni e dettagli inediti. Perché vedere o rivedere Mulholland Drive al cinema, nel buio della sala, è sempre una prima volta: un’esperienza unica, immersiva e totalizzante.

 


 


LUNEDI 10 FEBBRAIO

 

(USA, 1999, 112 minuti)

Con: Richard Farnsworth (Alvin Straight), Sissy Spacek (Rose Straight), Harry Dean Stanton (Lyle Straight), Jane Galloway Heitz (Dorothy), Dan Flannery (dottor Gibbons), Everett McGill (Tom), Kevin Farley (Harald), John Farley (Thorvald) Sceneggiatura: John Roach, Mary Sweeney Direttore della fotografia: Freddie Francis Scenografia: Jack Fisk Costumi: Patricia Norris Musiche composte ed eseguite da Angelo Badalamenti Montaggio: Mary Sweeney Produttori esecutivi: Pierre Edelman, Mary Sweeney Prodotto da Mary Sweeney, Neal Edelstein per Asymmetrical Productions, Canal+, FilmFour Productions, Ciby 2000, Le Studio Canal+

Restaurato in 4K nel 2023 da StudioCanal presso i laboratori Fotokem e L’Immagine Ritrovata, a partire dal negativo originale. Colonna sonora rimasterizzata da Ronald Eng e David Lynch. Restauro supervisionato da David Lynch

Incastonato tra due capolavori "oscuri" come Mulholland Drive e Strade PerduteUna Storia Vera svetta proprio per la sua semplicità, risultando - paradossalmente, ma Lynch nei paradossi ci sguazza da sempre - il suo film più sperimentale e "strano", proprio perché il suo più classico e "normale" (lo straight del titolo originale - lo stesso cognome del protagonista - che sta anche per diretto, dritto, sincero, coerente; insomma tutto quello che non ci saremmo mai aspettati da Lynch).

La storia (vera, come da titolo italiano) di Alvin Straight è nota: quella di un anziano che decide - pur di incontrare dopo tanti anni il fratello malato, almeno per un'ultima volta, per riappacificarsi con lui - di imbarcarsi in un lungo viaggio dall'Iowa al Wisconsin, nel cuore dell'America più rurale, 500 km a bordo di un piccolo trattore tosaerba la cui velocità massima è di 8 km/h. 

Non ci sono misteri in questo film, a parte uno, il più profondo: quello dell'animo umano, della sua fedeltà, dei suoi legami, della sua eroica e commovente cocciutaggine che lo porta a sfidare l'impossibile, o almeno l'improbabile. 

E il mistero (speculare) della Natura: il viaggio di Alvin Straight è solitario ma pieno di incontri come un vero e proprio road movie; quelli con l'umanità che incrocia lungo il proprio tragitto ma più ancora quelli con gli immensi e spettacolari paesaggi americani, sotto cieli la cui vastità sgomenta. Pianure assolate, tramonti di fuoco, notti stellate: il talento visionario di Lynch applicato non più ad incubi e ossessioni ma al cosmo sublime ed insondabile, come il destino umano.

Proprio per la sua resa visiva (esaltata dal nuovo restauro 4K supervisionato dallo stesso regista) e sonora (anche l'audio è stato rimasterizzato per l'occasione, sempre sotto l'attenta direzione di Lynch, per permetterci tra le altre cose di godere appieno della struggente ed elegiaca colonna sonora composta da Angelo Badalamenti) Una storia vera merita di essere visto e rivisto su grande schermo, nel suo cinemascope, bigger than life come l'impresa del vecchio Alvin Straight.

 


 


LUNEDI 17 FEBBRAIO

 

(Strade Perdute, USA/1997 - 134 minuti)

Restaurato in 4K da The Criterion Collection con la supervisione di David Lynch

Soggetto e sceneggiatura: David Lynch, Barry Gifford. Fotografia: Peter Deming. Montaggio: Mary Sweeney. Musica: Angelo Badalamenti. Scenografia: Patricia Norris. Interpreti: Bill Pullman (Fred Madison), Patricia Arquette (Renée Madison / Alice Wakefield), Balthazar Getty (Peter Raymond Dayton), Robert Loggia (sig. Eddy / Dick Laurent), Robert Blake (uomo misterioso), Natasha Gregson Wagner (Sheila), Gary Busey (Bill Dayton), Jack Nance (Phil), Richard Pryor (Arnie), Michael Massee (Andy). Produzione: Mary Sweeney, Tom Sternberg, Deepak Nayar per CiBy 2000, Asymmetrical Productions. 

Un film noir del XXI secolo. Una vivida descrizione di crisi d’identità parallele. Un mondo dove il tempo è pericolosamente fuori controllo. (David Lynch)

Telefonare a casa propria e scoprire che a rispondere è l’uomo che vi sta davanti in quel momento. Ascoltare il citofono di casa e sentire la propria voce affermare che un tizio è morto. Cambiare personalità a metà film e vedere un mondo che possiede lo stesso lessico ma un'altra sintassi. Lost Highway è tutto questo: una fuga psicogena, un viaggio scintillante e dark lungo le strade perdute di una dimensione surreale e inquietante, in un mondo governato dal mistero e dall’allucinazione, attraversato da ogni tipo di paradosso logico, da narrazioni che si avvitano dentro una spirale inspiegabile, perché “qualsiasi tipo di spiegazione si dimostrerebbe inadeguata, poiché un film è fatto per essere visto” (David Lynch).
 

 


 


LUNEDI 24 FEBBRAIO

 

 (USA/1980 - 124 minuti)

Soggetto: dai libri The Elephant Man and Other Reminiscences (1923) di Frederick Treves e The Elephant Man: A Study in Human Dignity (1971) di Ashley Montagu. Sceneggiatura: Christopher De Vore, Eric Bergren, David Lynch. Fotografia: Freddie Francis. Montaggio: Anne V. Coates. Scenografia: Stuart Craig, Robert Cartwright. Musica: John Morris. Interpreti: Anthony Hopkins (Frederick Treves), John Hurt (John Merrick), Anne Bancroft (Mrs. Kendal), John Gielgud (Carr Gomm), Wendy Hiller (Madre Shead), Freddie Jones (Bytes), Michael Elphick (guardiano notturno), Hannah Gordon (Mrs. Treves), Helen Ryan (Princess Alex), John Standing (Fox). Produzione: Jonathan Sanger per Brooksfilms. DCP.

Restaurato nel 2020 da StudioCanal a partire dal negativo originale con la supervisione di David Lynch

La storia di John Merrick, l'uomo elefante, il freak della Londra vittoriana proto-industriale, deformato dalla malattia, ridotto a fenomeno da baraccone. Un film epocale, che ha cambiato le regole dell'horror, invertendo le dinamiche tra 'mostro' e spettatore: chi ha paura di chi? “Non meno ancestrale e traumatico di Eraserhead, ibrido e tragicomico come il suo protagonista, da una parte trascina al pianto il grande pubblico e dall'altra fa saettare schegge di orrido e memorie di Tod Browning” (Roy Menarini). Il restauro esalta il bianco e nero del grande Freddie Francis, dando nuova forza a questa attualissima riflessione sullo sguardo e sull'orrore, messa in scena da uno dei registi più visionari della storia del cinema.