Luci della città è
un film muto
interpretato, diretto e prodotto da
Charlie Chaplin; fu proiettato la prima volta il
30
gennaio
1931 al
Los Angeles Theater a
Los
Angeles.
Non esiste film nella
storia del cinema che possa emozionare come Luci della città di
Charlie Chaplin. Esso tocca tutte le sfere coinvolgitive ed emozionali
dell'essere umano. Comico, tragico, riflessivo, drammatico. In una parola,
sensazionale. Considerato "Il capolavoro" di Chaplin è stato valutato come 10°
film più passionale della storia dall'American
Film Institute ed è anche 76° nella classifica dei migliori film americani
del Novecento,
primo tra i film del regista-attore londinese.
Quando nel
1929 Charlie
Chaplin cominciò a interessarsi al suo nuovo film, il sonoro era diventato ormai
pressoché irrinunciabile per qualsiasi regista dell'epoca. Sydney, fratello e
manager del famoso tramp, non esitò a proporgli l'idea di una pellicola
sonorizzata, ma Charlie era molto scettico rispetto alla nuova invenzione e
tentò in tutti i modi di restare alla
pantomima
che lo aveva reso celebre. Fino al
1940 (con
Il grande dittatore) presentò solo film muti.
Decise infatti di continuare con il muto e di realizzare City Lights,
quello che diventerà il suo film più apprezzato dalla critica. Questa volta la
leading-lady sarebbe stata
Virginia Cherrill, graziosa ventiduenne bionda, che avrebbe impersonato una
fioraia cieca. Chaplin raccontò di averla conosciuta ad un incontro di
boxe nel
1928 e di averla
scritturata immediatamente per il suo imminente lavoro.
Varie vicissitudini coinvolsero Charlie durante la realizzazione di Luci
della città. Due tra le più importanti: la fioraia avrebbe dovuto capire che
il piccolo vagabondo fosse un milionario, ma senza il sonoro ciò avrebbe dovuto
essere reso con l'interruzione parlata, che avrebbe sottratto fascino alla
pantomima.
Un vagabondo (Charlie Chaplin/Charlot), abitante della città di Pace e Prosperità, incontra una fioraia cieca (Virginia Cherrill), che lo crede milionario perché sente lo sbattere della portiera di una macchina poco prima che lui passi nel marciapede; lui rimane affascinato dalla bella ragazza, di cui non coglie subito l'handicap, e le compra un fiore con l'unica moneta che ha addosso. La stessa sera salva per caso un vero milionario ubriaco che vuole gettarsi nel fiume, e che per ringraziarlo lo porta dapprima a casa e dopo in un locale a festeggiare. Nel tornare a casa di mattina presto incontra nuovamente la ragazza e decide di comprare tutti i suoi fiori con l'aiuto del milionario e di accompagnarla a casa con la macchina del temporaneo amico. Al risveglio, il milionario non riconosce affatto il suo salvatore, e il vagabondo ritorna a spasso per la città, incontrando di nuovo la fioraia e il milionario ubriaco; deciso ad aiutare la ragazza si trova da lavorare come netturbino, ma per andarla a trovare durante la pausa pranzo fa tardi e viene licenziato. In quel momento un pugile si mette d'accordo con lui per dividere la borsa della vittoria, ma scappa perché ricercato dalla polizia lasciando il vagabondo a combattere seriamente: egli accetta perché ha bisogno di soldi per l'amica, che se non pagherà i debiti verrà sfrattata. Dopo l'incontro incapperà nuovamente nel milionario, che lo riconosce perché di nuovo brillo e che se lo porta a casa per festeggiare; qui si trovano due malviventi intenzionati a derubare il milionario, ma la solita tragicomica sequela di gag vedrà Charlot accusato di furto e scappare con in mano i soldi che poco prima di venire colpito il ricco amico gli aveva dato. Arrivato dalla ragazza le consegna tutti i soldi, che copriranno i debiti e le consentiranno di essere operata per riacquistare la vista, ma il vagabondo la saluterà con la certezza di essere arrestato per furto. Qualche tempo dopo Charlot esce di prigione e bighellona sconsolato per la città, sperando di trovare la sua amica: ella nel frattempo ha riacquistato la vista ed ha aperto un negozio molto chic di fiori (forse nella speranza di rivedere il suo benefattore entrare da quella porta prima o poi), e vedendo Charlot dalla sua vetrina schernito dagli strilloni della strada ride e vuole donargli un fiore, vedendolo raccoglierne uno da quelli appena buttati. È un momento emozionante: ella si avvicina per dare il fiore a Charlot insieme ad una moneta e lo riconoscerà, riacquistando il suo "sguardo" di povera fioraia cieca per qualche istante, semplicemente toccando la mano di Charlot, che le chiederà in quel momento se ha riacquistato la vista, domanda alla quale la ragazza risponderà "adesso sì".
Il cinema di
Chaplin è
sicuramente e a ben donde il cinema tragicomico per eccellenza, tanto da essere
ancora oggi ricordato, soprattutto grazie al suo personaggio più celebre,
Charlot,
anche dalle giovani generazioni; ma se si conosce il cinema di Chaplin bisogna
conoscere anche i retroscena per capire come ancora adesso i suoi film abbiano
l'impatto di una volta, e suscitino ancora le stesse emozioni che lo stesso
regista cercava. Accusato di essere un nevrotico perfezionista anche dai suoi
collaboratori, che però avevano per lui una grande ammirazione, anche in questo
film a causa di queste sue manie gli aneddoti non mancano:
-il film rimase in lavorazione per ben tre anni e vennero utilizzati ben 100.000
metri di pellicola, tempi assurdi anche per i mezzi odierni;
-non mancarono i soliti dissidi e i licenziamenti, i più clamorosi furono
sicuramente quello dell'attore scelto per la parte del milionario,
Henry Clive, che rifiutatosi di buttarsi nell'acqua fredda per la scena del
suicidio venne sostituito da
Henry Myers, mentre l'altro riguardò la protagonista,
Virginia Cherrill, che lo innervosì talmente durante le riprese della scena
finale che la allontanò dal set licenziandola temporaneamente;
-compositore delle musiche di molti suoi film, ebbe a ridire, come sempre, con
gli arrangiatori perché essi insistevano [[nel dare un'impronta più comica alla
musica mentre Chaplin insisteva a volere un "contrappunto di grazia e
delicatezza, che esprimesse il sentimento, senza il quale l'opera d'arte è
sempre incompleta" (Chaplin);
Questi aneddoti, simpatici sicuramente, riescono forse a far cogliere ancora di
più la grandezza di un
regista-attore-compositore-mimo-circense,
che proprio grazie alle sue maniacali ossessioni per la perfezione regala ancora
oggi quelle stesse emozioni per le quali si batteva, e riesce a far sentire
inadeguati, per loro stessa ammissione, molti dei grandi di oggi.