Martedì       4/6 :    GIOVANNI COLUMBU  con il film  "SU RE"
  Mercoledì 19/6 :    ROBERTO ANDO'
  con il film "VIVA LA LIBERTA"

                         

Martedì 4 Giugno
il Regista GIOVANNI COLUMBU

sarà presente in sala per incontrare il Pubblico
dopo la proiezione del suo film

  SU RE  

Ore 21,30 : Visione del film  -  A seguire : Incontro con l'Autore


 

BIOGRAFIA  e  FILMOGRAFIA  dell'Autore
(Italia) -  80' - Drammatico - In concorso al Torino Film Festival  
   Gli speciali : 
Il trailer
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 Le recensioni :  MyMovies   Trovacinema   EverYeye   ComingSoon

Trama:  Le ultime dodici ore di Gesù tradito da Giuda, rinnegato da Pietro, processato (e flagellato) dai gaglioffi del Tempio, condannato dal popolo e pianto da Maria, che lo ricompone nel sepolcro. Ultima cena prima della comparizione davanti a Caifa e a Pilato e della Passione che lo "passerà da questo mondo al Padre". Condotto sulle pietre di Supramonte, Gesù verrà impietosamente 'conficcato' alla croce tra il clamore dei suoi avversari e il silenzio compianto delle donne. La sete spenta con aceto cede all'ultimo respiro e al sospiro scosso della terra, che trema prima di ritrovare Cristo e la luce.  Ha un'evidenza ordinaria e sconosciuta il Cristo di Fiorenzo Mattu, che parla la lingua sarda e combatte una lotta terribile nel Getsemani aspro di Giovanni Columbu. Il regista di Arcipelaghi mette in scena un altro processo dentro il buio pietroso della sua terra e dentro un paesaggio fuori dal tempo. Sul banco degli imputati questa volta c'è Gesù, gonfio e livido per le percosse, così ancorato nel sembiante a una dimensione terrena da temere che gli precluda il cielo. Ma è a questo punto che interviene lo stile dell'autore, inchiodando l'immortale e innalzando il mortale dentro una Passione che si rompe e si frantuma per l'irruzione di ripetuti flashback. Analessi che riavvolge e poi ritorna a svolgere, confluendo su quell'albero eretto a cui è inchiodato l'amore implacabile.  Columbu celebra il film come una messa, rinnovando una vicenda che attualizza un evento mitico, sprofondato in un tempo arcaico e feroce. Alla maniera di Pasolini e di Bresson, lo sguardo dell'autore si fissa asceticamente su volti comuni e disarmonici, prestati da non attori e trasformati in icone sacre destinate al cielo. Scartata l'ipotesi di un Cristo divo e divino, Columbu si muove in direzione radicalmente opposta rispetto all'estetica del santino e dell'arte classica, il Gesù di Mattu è congruente a quello 'brutto', barbuto e siriaco di Isaia, un uomo deformato (dei formitas - forma di Dio) dal dolore e lontano dall'inalterabilità delle divinità olimpiche o dall'attrazione di una stella del cinema.  Il Cristo di Su Re assume su di sé la 'bruttezza' degli infidi ceffi dei quadri fiamminghi, che lo trafiggono con le loro lance, e l'abulia dei non attori, che il regista ha derivato da centri di salute mentale, perché riveli l'assoluta bontà del divino. Pieno di grazia sgraziata, Gesù secondo Columbu non si incarna nella parola ma nella visione e nei suoni di quella visione. Costruito intorno ai Vangeli di Giovanni, Matteo, Luca e Marco Su Re è fortemente radicato nella voce della natura, che non si spiega e che lascia alla profondità delle proprie emozioni, scoprendo la nostra umanità complessa, la dissonanza, il nostro essere poveri cristi in cammino.  Su Re è poesia sacra che risuona in noi, comparandoci alla bellezza che salverà il mondo. Nella rimediazione cinematografica di Columbu si rinnova il martirio con un pudore inverso alla pornografia e alla spettacolarizzazione di Mel Gibson, lasciando fuori campo e sottratto alla vista dello spettatore l'aberrazione bestiale delle belve divoranti. A noi che guardiamo morire un uomo nello sguardo ottuso dei convenuti alla crocifissione, non resta che ascoltare la crudezza di un chiodo che trafigge la carne. Uno schianto che ferisce le orecchie, chiude gli occhi, inchioda il respiro.

 

Mercoledì 19 Giugno
il Regista ROBERTO ANDO'

sarà presente in sala per incontrare il Pubblico
dopo la proiezione del suo film

  VIVA LA LIBERTA'  

Ore 21,30 : Visione del film  -  A seguire : Incontro con l'Autore


 

 BIOGRAFIA  e  FILMOGRAFIA  dell'Autore
(Italia) -  94' - Drammatico - Film di Interesse Culturale Nazionale
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Trama:  Non è facile, di questi tempi, parlare di politica. E non è altrettanto facile immaginare una via di fuga dalla condizione di degrado morale e culturale in cui versa attualmente il nostro Paese. Ci ha provato coraggiosamente Roberto Andò con Viva la libertà, trasposizione cinematografica del suo stesso romanzo Il Trono Vuoto, edito lo scorso anno da Bompiani e vincitore del Premio Campiello Opera Prima 2012. Un film onesto, coraggioso, ben fatto, che nonostante la sua estrema attualità affonda le sue radici in una storia politica lunga un ventennio, ai tempi in cui la res publica, così come il cinema, vedevano in scena personaggi dalla grande statura morale ed intellettuale. Non a caso, infatti, Andò cita Federico Fellini, quale grande difensore della vera cultura, genio creativo capace di combattere la mediocrità, ed Enrico Berlinguer, storico capo della sinistra, di quella sinistra che non temeva di correre da sola, che a gran voce si opponeva e si faceva portavoce di una realtà sociale altrimenti esclusa. Cinema e politica corrono quindi su due binari paralleli che più volte però s'incrociano, portando lo spettatore a riflettere su quanto entrambi siano in grado di manipolare il reale: così come la finzione è condizione ontologica del cinema, lo stesso fa la politica, fornendo verità che la maggior parte delle volte si rivelano distorte e manipolate. La storia è quella di Enrico Oliveri, capo del principale partito d'opposizione del governo, in crisi perché i recenti sondaggi elettorali lo vedono clamorosamente perdente. Scoraggiato, Enrico lascia una lettera alla moglie Anna e al suo portaborse Andrea Bottini, decidendo di trasferirsi a Parigi in segreto per alcuni giorni. Per ovviare alla sua inaspettata scomparsa, Anna e Andrea decidono di sostituirlo con il fratello gemello Giovanni Ernani, brillante filosofo affetto però dalla depressione bipolare. Grazie alla perfetta somiglianza tra i due, lo scambio riesce, con conseguenze inaspettate per il partito, l'opinione pubblica e gli stessi protagonisti. Così simili ma al contempo profondamente differenti, i gemelli sono interpretati da un superbo Toni Servillo (Bella addormentata, Gomorra, Il divo) la cui presenza è stata fortemente voluta da Andò: «non avrei mai fatto questo film se Toni Servillo non avesse aderito al progetto», ha affermato il regista. A lui è toccato l'arduo compito di dar vita a due personaggi dalle fattezze identiche ma dalla psicologia profondamente differente: da una parte Oliveri, un uomo stanco, logorato da una politica fatta di servilismo e subdole alleanze, dall'altra Ernani, filosofo bipolare in cui trionfa la bellezza della semplicità, della coerenza e dell'incorruttibilità, della libertà e onestà intellettuale. Viva la libertà descrive un'utopia paradossalmente possibile, è un film che regala attraverso una spensierata ironia una piccola speranza, dimostrando che solo il folle può salvare l'umanità dal degrado e dalla paura. Ed è proprio la follia, quella del genio creativo, la scintilla che da sola può risvegliare animi sopiti e liberare coscienze, permettendo all'uomo di fare a meno dei condizionamenti e dei servilismi che lo rendono schiavo di un sistema malato. E a chi affermava che "con la cultura non si mangia", Andò sembra voler rispondere che proprio perché essa è stata volutamente messa da parte, l'Italia è giunta ad uno spaventoso livello di degrado. Dal quale però, nonostante tutto, è possibile risalire.