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settembre ricorrono i sessant’anni
dalla prima proiezione, al
Supercinema di Firenze, di
quello che avrebbe dovuto essere
solo un film di serie C, firmato
da uno sconosciuto Bob Robertson
e che, invece, è diventato un
monumento della storia del
cinema. Per un pugno di
dollari si conquistò, giorno
dopo giorno, un pubblico
vastissimo, impose un genere, il
western spaghetti, che avrebbe
fatto diventare l’industria
cinematografica italiana la
seconda al mondo.
Sergio Leone aveva trentaquattro
anni, una carriera da aiuto
regista, un esordio, Il
colosso di Rodi, che lo
aveva portato in un vicolo
cieco. Fu la visione in un
cinema romano di La sfida del
samurai, distribuito in
Italia dopo la presentazione
alla Mostra di Venezia, dove
Mifune ottenne la Coppa Volpi
per la migliore interpretazione
maschile, che gli fece balenare
la possibilità di trasformarlo
in un western.
Leone, che aveva adorato I
sette samurai, conosceva
bene il successo che John
Sturgess nel 1960 aveva ottenuto
con il remake in chiave western
del capolavoro di Kurosawa, I
magnifici sette, e capì
immediatamente che La sfida
del samurai sarebbe potuto
diventare un western a basso
costo, perché la gran parte
delle scene si potevano svolgere
in un’unica location. Leone
studiò il film di Kurosawa
inquadratura per inquadratura e
ne trasse una copia fedelissima.
La storia dell’arte è fatta di
intuizioni e di una continua
trasmissione da un autore
all’altro. Quello che riesce a
Leone è però qualcosa che solo i
grandissimi artisti possono
fare, perché Per un pugno di
dollari deve tutto al suo
originale ma, allo stesso tempo,
ne è completamente diverso, per
le infinite variazioni e
invenzioni che lo trasformano
nell’archetipo della nuova
stagione del western. Un film
che cambiò la vita di Leone,
quella di Eastwood e quella di
Morricone. (Gian Luca Farinelli)
YOJIMBO - LA SFIDA DEL
SAMURAI
di Akira Kurosawa
(Yojimbo,
Giappone/1961, 110 minuti)
Primo dei
due film che Kurosawa ha
dedicato al ronin (samurai senza
padrone) Sanjuro, La sfida
del samurai si svolge
nell’era Tokugawa (XVII secolo),
nel crepuscolo degli ideali e
nel caos dei conflitti fra
potentati. Sanjuro finge di
mettersi al servizio di un
mercante nella guerra che si
protrae contro il suo rivale, ma
sotterraneamente ordisce una
strategia che conduce al
reciproco massacro di entrambi.
Narrato con un impeccabile
dosaggio di effetti, colpi di
scena, un’ironia acuminata e
riusciti momenti grotteschi, è
un western che riecheggia
l’amore di Kurosawa per il
cinema di Ford. Ispirò
involontariamente il western
all’italiana: infatti Leone ne
plagiò la trama in Per
un pugno di dollari.
(Roberto Chiesi)
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