LUNEDI 27/10 - MARTEDI 28/10 ore 21
HE ROCKY
HORROR PICTURE SHOW

50°
ANNIVERSARIO
NUOVO RESTAURO 4K
Versione originale inglese
sottotitolata in italiano
Usa/Uk - 1975 - 100 minuti
di piacere assoluto
Con Tim Curry, Susan Sarandon, Barry Bostwick
Musical originale, musiche
e canzoni di Richard O’Brien
Sceneggiatura di Jim Sharman e Richard O’Brien
Diretto da Jim Sharman
The Rocky Horror Picture Show è
il film con la permanenza in sala più lunga
nella storia del cinema: uscito nel 1975,
ancora oggi non è stato ritirato dalla
distribuzione, ma continua a essere un
fenomeno di culto la cui forza evocativa a
livello socioculturale e politico rimane
fortissima e necessaria.
Quella
del Rocky
Horror è
una storia lunga che, col passare del tempo,
è diventata una storia collettiva che
comprende milioni di persone nel mondo. Il
fatto che ancora oggi sia qualcosa di
estremamente attuale e coerente con i tempi
che stiamo vivendo fa comprendere la portata
visionaria della creatura pensata e
realizzata da Richard O’Brien. Una creazione
che deriva dalla necessità di dare voce e
spazio a una parte della propria identità
troppo a lungo rimasta nascosta e soffocata
dalle costrizioni sociali.
O’Brien, reduce da un laboratorio di
recitazione a Londra all’inizio degli anni
Settanta, scrive compulsivamente il copione
e le canzoni, propone il progetto a Jim
Sharman – già regista teatrale di un’opera
di successo come Jesus
Christ Superstar –
e il 16 giugno 1973 al Royal Court Theatre
va in scena la prima rappresentazione di uno
spettacolo che diventerà mito: un musical
all’interno del quale una giovane coppia si
ritrova dentro un castello spettrale dove
Frank-N-Furter (Tim Curry) e tutti i suoi
ospiti intonano canzoni rock e invitano alla
liberazione di ogni vincolo sociale e
all’accettazione totale del desiderio.
Frank-N-Furter è l’emblema di questo
sentimento: un uomo meravigliosamente
vestito da donna, con calze a rete, tacchi e
corsetto. È l’invito al superamento del
binarismo di genere e alla più libera
espressione della sessualità, in ogni sua
forma.
Lo show ha un immediato successo e inizia
una serie infinita di repliche. Si sposta
negli Stati Uniti e dopo il successo
hollywoodiano nasce l’idea di farne un film.
Mick Jagger, Lou Reed e David Bowie si
dicono interessati a diventarne interpreti,
ma la grandezza del Rocky
Horror Show sta
nel non aver mai tradito quel gruppo
irripetibile che ha creato il progetto.
Tim Curry, Richard O’Brien, Brian Thompson
come scenografo, Sue Blane come costumista e
Sharman dietro la macchina da presa; si
aggiungono solo Barry Bostwick e una giovane
Susan Sarandon nei panni dei due giovani che
si ritrovano catapultati dentro il
microcosmo del castello. Un’aggiunta
perfettamente funzionale poiché amplifica la
sensazione di stupore e iniziale
straniamento dei due giovani attori dentro
un universo pulsionale, eccessivo, rumoroso,
libero.
In un primo momento il film – un prodotto
alieno e irripetibile realizzato con un
basso budget e un’estetica che s’ispira ai B
movies della
Hammer – sembra essere un flop, poi i
produttori capiscono di dover coinvolgere il
pubblico giusto, che deve essere giovane e
sentire il bisogno di trovare sullo schermo
la strada verso la propria identità.
La pellicola rinasce quindi grazie a
proiezioni notturne sempre più invase da chi
trova rappresentata nel film la propria
ribellione contro una società conservatrice,
punitiva e moralistica. Infine, il cerchio
si chiude e il film torna a essere teatro:
le proiezioni cinematografiche diventano uno
spazio libero dove si balla, si canta, si
recitano in coro le battute e si crea uno
spettacolo dentro lo spettacolo. Oggetti di
scena, “cast ombra”, travestimenti: ogni
proiezione del Rocky
Horror si
trasforma in un luogo in cui ognuno può
essere la versione di sé stesso che
desidera.
(Francesco
Catalano, dal blog cinefiliaritrovata.it)
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