Ricardo Darín guida gli irresistibili 'tonti' della grande crisi argentina e vale la visione anche solo per il solito, carismatico Ricardo Darín; un attore poliedrico, perfetto nei ruoli comici come in quelli drammatici, dai tratti piacenti e dal fascino magnetico.  Il cinema argentino si dimostra ancora una volta brillante nel raccontare il malaffare nazionale in chiave comica e accessibile: Criminali come noi racconta la grande crisi con ironia ed incisività.

*** Giovedì 11 Giugno alle ore 21.00  RICARDO DARIN, grandissimo Attore argentino, sarà in diretta per parlare dei suoi film.  Conduce l'intervista Paola Jacobbi e Andrea Occhipinti.

*** La presentazione sarà visibile gratuitamente in diretta streaming su Miocinema.it  e come sempre sulla nostra pagina facebook.

*** A seguire sarà disponibile  il film 'CRIMINALI COME NOI' per la normale visione a pagamento (€ 4,99).

*** Nell'ambito di una Rassegna dedicata a Ricardo Darin, saranno inoltre disponibili sulla piattaforma alcuni dei suoi film più belli : IL SEGRETO DEI SUOI OCCHI - COSA PIOVE DAL CIELO - TRUMAN - STORIE PAZZESCHE - XXY UOMINI, DONNE O TUTTE E DUE? - NOVE REGINE - IL PRESIDENTE

TRAMA e RECENSIONE del FILM

In un paesino dell’Argentina, talmente piccolo che non servono i telefoni per comunicare dato che tutti abitano vicini, l'ex calciatore Fermin Perlassi e sua moglie decidono di dar vita a una cooperativa agricola, coinvolgendo un gruppo di amici, alcuni improbabili, e riuscendo a raccogliere un bel gruzzoletto per comprare una struttura e cominciare la propria attività.
Ma i soldi non bastano e allora il protagonista si rivolge a una banca per chiedere un prestito. Il direttore gli consiglia prima di versare la somma racimolata in un conto, così da poter dimostrare di avere le garanzie necessarie. Sembrerebbe andare tutto nella norma almeno finché il giorno successivo si scopre che
la banca è fallita, e con lei sono andati perduti anche tutti i risparmi. È infatti scoppiata la crisi che colpì l’Argentina proprio a partire dal 2001.
Oltre alla perdita economica se ne aggiunge un’altra per il protagonista, che finisce per chiudersi in se stesso. Una soffiata però dona a lui e agli altri truffati
la speranza di riprendersi quello che è loro. Così da persone perbene, abituate ad agire secondo la legge, Fermin e il suo gruppo si trasformano in “rapinatori” improvvisati, con tutti gli imprevisti del caso.

Il grado di raffinatezza di un regista come Sebastián Borensztein è per intenditori e cinefili dalla buona memoria; il suo Criminali come noi è una commedia brillante e immediata, che qua e là sa nascondere piccoli tocchi di gran classe. Un esempio su tutti: il film si apre con un voice over dell'attore argentino Ricardo Darín, che racconta in sintesi come il suo personaggio e un gruppo di amici si siano ritrovati in una situazione paradossale.
La scena introduttiva si apre sulle note di Sul bel Danubio blu Johann Strauss figlio, un celebre valzer associato al tradizionale concerto di capodanno a Vienna e al suo impiego in quel capolavoro di 2001: Odissea nello spazio, film diretto da Stanley Kubrick. Un riferimento che non passa inosservato per chi conosce il titolo originale della pellicola; La odisea de los giles.
È un'odissea quella raccontata da Borensztein, una di quelle che dal particolare riesce a ritrarre il nazionale e lo storico. Il gruppo di protagonisti di Criminali come noi viene truffato e si ritrova a pagarne le conseguenze durante la grande crisi economia del 2001. Sebbene rimanga sullo sfondo, il crack economico del paese è uno dei grandi protagonisti del film: la situazione in cui si ritrovano un gruppo di onesti cittadini di un piccolo centro argentino di campagna è infatti originata dall'imminente tracollo del sistema bancario argentino ed è resa possibile dal divario informativo che esiste tra i risparmiatori e il dirigente del loro istituto finanziario.
Il film racconta con grande humour il tentativo di rivalsa degli stessi, ma è difficile non notare come la storia (ispirata dal romanzo La noche de la Usina di Eduardo Sacheri) si presti ad essere una grande metafora. Di certo il pubblico argentino l'ha vissuta come tale e forse anche come esperienza catartica: il film in patria è infatti tra i più visti del 2019.
Criminali come noi però è un racconto che ha molto da dire anche in Italia. Un po' perché il nostro popolo è noto per la sua scarsa alfabetizzazione finanziaria, che lo espone a truffe e raggiri come quello raccontato nel film. Un po' perché pellicole incentrate su uomini onesti costretti a comportarsi da criminali per ottenere giustizia sono il pane quotidiano del cinema italiano; non è poi così azzardato dire che Criminali come noi sia lo Smetto quando voglio argentino. Soprattutto perché purtroppo in Italia ci sono pochissimi registi che credono in questo approccio tipicamente sudamericano alla Storia e al suo racconto.
Eppure pellicole brillanti come Criminali come noi provano quanto - piuttosto che infliggere una minuziosa ma pesante ricostruzione storica di taglio drammatico al pubblico - un'altra via è possibile: quella del film brillante che nasconde in sé una critica anche feroce della storia recente di una nazione. Vedendo il nuovo film di Sebastián Borensztein non ho potuto che pensare a L'angelo del crimine di Luis Ortega; un altro film argentino di genere (in questo caso siamo a cavallo tra crime e noir) che attraverso il racconto delle azioni di un giovane serial killer ritraeva il potere coercitivo e corrotto nell'Argentina degli anni '70.
Questo approccio laterale è molto amato tra i cineasti sudamericani; per esempio il grande regista cileno Pablo Larraín lo ha adottato per raccontare il Cile di Pinochet con la sua trilogia della dittatura.
Criminali come noi fa ridere, ma di quel riso che al contempo stringe il cuore. Non c'è pietismo da parte di Sebastián Borensztein, che anzi mette da subito sul banco d'accusa i suoi protagonisti. La voce fuori campo di Ricardo Darín - sempre più l'attore argentino per antonomasia - stabilisce che quanto viene narrato è stato possibile perché lui e i suoi concittadini sono dei tonti. Tonti, ignavi, ingenui; sognatori che scelgono il momento peggiore possibile per trasformare i loro desideri in realtà.
L'idea è quella di trasformare un vecchio sito di stoccaggio del grano abbandonato da tempo in una nuova attività fiorente, rimettendolo a nuovo e dando lavoro con una cooperativa a tanti abitanti della zona. Questo sogno solidale e utopico s'infrange non per mancanza di prospettiva o buona volontà. I protagonisti infatti riescono a mettere insieme il capitale necessario, bussando alle porte dei concittadini e mettendo insieme un improbabile gruppo di soci: il peronista e l'anarchico, i tonti (per davvero) del villaggio, il matto amante degli esplosivi, l'abusivo impenitente, la piccola imprenditrice locale, l'antipatico e avido.
Il gruppo però non ha fatto i conti con il banchiere di città, che esorta il protagonista a depositare i dollari americani raccolti e conservati in una scatola per scarpe dentro una cassetta di sicurezza sul conto corrente, poche ore prima del tracollo. Grazie a un prestito per orchestrato e a qualche chiamata ai suoi sprovveduti correntisti, il banchiere in combutta con l'avvocato riescono a svuotare la filiare di tutta la valuta straniera (quindi sicura) proprio poche ore prima dell'entrata in vigore del Corralito, il limite al prelievo di contanti imposto con una legge d'emergenza in tutta la nazione per evitare la fuga dei capitali durante il deprezzamento della valuta locale.
Il caso (o per meglio dire lo sistematico sfruttamento degli ultimi) permette al gruppo di truffati di scoprire dove l'avvocato nasconda il denaro contante. Dato che la situazione economica rende impossibile fidarsi delle banche, l'uomo ha creato un piccolo bunker nel mezzo di un pascolo per le vacche di sua proprietà, dotando il rifugio di un sofisticato sistema d'allarme. Mentre la crisi impazza e il lavoro scarseggia, il gruppo di truffati metterà a punto un complesso piano per rientrare in possesso del denaro perduto.
Quello di Sebastián Borensztein è un film ben scritto e diretto, la cui comicità nasce dalla scarsa dimestichezza col crimine dei suoi protagonisti, ma anche dal confronto tra personaggi dalle mentalità molto differenti, uniti dalla truffa subita. C'è un certo grado di fallacità e artigianalità nella loro rivalsa che rende Criminali come noi una visione divertente e incalzante fino alla fine, senza strafare. Al regista e sceneggiatore bastano un paio di battute amare per stabilire la differenza tra il noi e il loro, chi subisce la crisi e chi l'ha causata e ne ha persino approfittato per fregare un'altra volta gli onesti:  'Il senso di colpa è per i tonti come noi. I ricchi vivono senza rimorsi.'
Il finale del film racconterà una verità un po' diversa: tutto sommato chi è tonto - termine intercambiabile con onesto e fiducioso per lunghi tratti del film - rimane alla mercé di chi non esita a passare sopra agli altri per afferrare la propria fetta di benessere. In Criminali come noi confliggono due modi diversi di produrre ricchezza: quello comunitario e cooperativo, laborioso ed esposto ai rovesci del caso, e quello personalistico, che viene ottenuto ai danni dell'altro.
Non è il film più rivoluzionario che vedrete questa settimana, ma dimostra ancora una volta come il cinema sudamericano sforni un numero impressionante di pellicole di alto livello (e davvero godibili) spesso trascurate dal pubblico, pur non avendo nulla da invidiare o distanziando di qualche spanna le omologhe statunitensi. Mettete un pizzico di Soderbergh, l'atmosfera da baretto di paese di Stefano Benni e un po' di commedia italiana, mescolate bene e avrete Criminali come noi, uno dei migliori film attualmente disponibili.  (Elisa Giudici - www.nospoiler.it)

 

 

Oltre al film 'CRIMINALI COME NOI'
saranno disponibili anche i film più belli
con RICARDO DARIN

TRUMAN UN VERO AMICO E' PER SEMPRE
STORIE PAZZESCHE
COSA PIOVE DAL CIELO ?
IL SEGRETO DEI SUOI OCCHI
XXY UOMINI, DONNE O TUTTE E DUE
NOVE REGINE
IL PRESIDENTE