MERCOLEDI 3/4
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ANCORA UN'ESTATE
Mercoledì 3 Aprile Ore 21,00
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Un film di CATHERINE BREILLAT

Francia - 104' - Drammatico/Thriller


 

Il ritorno di una regista che ha saputo accogliere
la sfida di raccontare con intensità e profondità
una relazione considerata deprecabile

La SINOSSI :  Anne è un avvocato specializzato nella difesa di minori abusate. Ha un marito, Pierre, e due bambine adottate. Un giorno arriva nella loro bella casa Theo, diciassettenne figlio di primo letto di Pierre. I due inizialmente non si sopportano per poi invece essere attratti l'uno dall'altra con tutte le conseguenze che questa relazione può comportare.

La RECENSIONE : In Ancora un’estate, il nuovo film di Catherine Breillat, Anna (Lea Drucker) è una famosa avvocata specializzata in cause per la protezione dei minori in una cittadina della provincia francese. È sposata a un uomo intelligente e di successo, Pierre (Olivier Rabourdin), con il quale – mentre fanno sesso – scherza sulla passione «gerontofila» che, da ragazza, aveva sviluppato per un amico di sua madre. Anne e Pierre vivono con due deliziose bimbe adottive in una bella villa isolata, nel cui giardino pieno di sole estivo l’avvocatessa annaffia i suoi pasti e le sue conversazioni con copiosi bicchieri di vino – bianco come il colore dominante nel suo guardaroba alto borghese. Non è solo quella serenità coniugale, ma anche il sistema di valori che Anne riflette professionalmente, ad essere messi in forse dall’apparizione nel quadro famigliare di Théo (Samuel Kircher), figlio diciassettenne del primo matrimonio di Pierre, e quindi almeno trent’anni più giovane di lei. Il suo arrivo, da un riformatorio svizzero (dove è finito dopo l’ultima bravata), è annunciato da una costellazione di abiti e scarpe casualmente abbandonati sul pavimento del soggiorno.
A
quella trasgressione – che già annuncia un’atmosfera di sensualità adolescenziale allo stesso tempo inconscia e provocatoria – seguono le sigarette (ha cominciato a nove anni, con sua madre, Théo spiega ad Anne), il torso nudo al tavolo del pranzo, una gita al lago dove l’avvocata si unisce ai giochi in acqua dei bambini ammonendo Théo che, quando era piccola, chi la spingeva sotto la superficie cercando di farla bere, con lei «aveva chiuso».

È solo questione di tempo perché tra i due scoppi una passione, la cui prepotente carnalità, anche nelle sequenze più intime, ci viene rivelata in una mise en scène dei volti (ed è una delle tante, belle scelte di Breillat) dove contrasta la gestualità infiammata e confusa di emozioni tra Anne a Théo con quella dolcemente affettuosa del sesso tra lei e il marito. Parzialmente ispirato dal film danese Queen of Hearts (2019), Ancora un’estate, che Breillat ha sceneggiato insieme a Pascal Bonitzer, è meno interessato a rispolverare il coté «illegittimo» del rapporto tra una donna matura e un ragazzo (per ricordare poi che, invertendo i sessi, ci si trova di fronte quasi a un’abitudine) che ad aprire invece dei punti interrogativi su cosa quella differenza d’età significhi – per esempio quando l’affaire salta fuori e Anne calibra la sua reazione (a sorpresa, drammaticamente parlando, ma ancor più per una storia di amour fou) grazie a degli strumenti di comportamento che Théo, vista la sua giovane età, non può ancora avere.

Nelle note di produzione del film, Breillat afferma: «Credo ancora che la vera arte sia morale nella sua capacità di guardare alle persone e trasfigurarle per farne sbocciare la bellezza. Il mio lavoro si interroga sulla sessualità, anche con asprezza, ma i miei film sono prima di tutto poetici: mi interessa il desiderio, l’amore, la pulsione amorosa, il senso di colpa… insomma tutto ciò che ci sfugge, che ha a che fare con il non detto e con quello che io chiamo il nostro “luogo comune”. Dal momento in cui Anne e Théo abbracciano il loro desiderio, la stessa presenza del ragazzo fa sembrare Anne più giovane, le dona luce e grazia. Sembra rivivere l’adolescenza di cui è stata privata, perché si lascia intendere che questo periodo della sua vita le è stato rovinato. E questa luce tra loro fa capire al pubblico che si sono innamorati».

La provocazione
del film non sta infatti nella relazione «scandalosa» tra Théo e Anne, ma nell’accettarne la sincerità e l’immediatezza senza, allo stesso tempo, condannare Anne all’autodistruzione o al rifiuto. In Ancora un’estate (dietro a cui c’è lo spericolato produttore tunisino Said Ben Said, abituale collaboratore di Verhoeven e De Palma), lo scandalo è più sottile. E più profondo, come d’altra parte le sue cicatrici.

 

MEMORY
Mercoledì 17 Aprile Ore 21,00
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Un film di MICHEL FRANCO

Messico/Usa - 100' - Drammatico


 

MIGLIOR ATTORE al FESTIVAL di VENEZIA

Un Michel Franco più umano e meno abrasivo
esamina il rapporto tra trauma e ricordo

Due anime ferite si incontrano nella New York di oggi,
si seguono e ripararono il loro passato

La SINOSSI :  A New York, Sylvia ha appena completato un percorso negli alcolisti anonimi e può dire di aver rimesso in sesto la sua vita, con un lavoro in un centro di assistenza, la guida severa ma presente per la figlia Anna, e un rapporto stretto con la sorella Olivia e la sua famiglia. Dopo una reunion del liceo, però, Saul la segue fin sotto casa e rimane ad attendere sotto la finestra per tutta la notte ...

La RECENSIONE : Il primo incontro non è dei migliori. Ci sarà tempo per migliorare, però. Un uomo e una donna a New York. Potrebbe essere l’inizio di una delle tante commedie romantiche che hanno nobilitato la città, considerando che si apre con una passeggiata dalle parti di Central park. Invece è un film in trasferta per il messicano Michel Franco, talvolta implacabile con i suoi personaggi e a rischio di manipolazione nel farli muovere come pedine per scioccare. La prima cosa che colpisce invece di Memory, storia d’amore fra due persone che gli americani definiscono damaged, e noi potremmo tradurre come lesionati dalla vita, è proprio il grande amore che traspare per loro da chi ce li racconta.
Ma torniamo all’inizio non dei migliori, che poi è un ritrovo di compagni di scuola che si rivedono a distanza di molti anni. 
Sylvia (Jessica Chastain) lavora come assistente sociale in una struttura che si occupa di salute mentale. Ha un passato come alcolista, si è rimessa in piedi, non beve da molti anni e la routine quotidiana strutturata l’aiuta, insieme a una figlia adolescente. Tornando dall’incontro con gli ex compagni, scopre che un uomo la segue. Si chiama Saul (Peter Sarsgaard) e non si schioda fin sotto casa sua. Lo scambia per un compagno che la fece bere per poi abusare di lei anni prima. Un errore di cui presto si rende conto, e il rapporto allenterà la tensione, ribalterà la prospettiva di queste due anime sul filo, sempre pronte a ricadere in un antico vizio, Sylvia, o peggiorare la sua demenza precoce, a poco più di 50 anni, nel caso del barbuto e sornione Saul.
Sono due persone sotto sorveglianza delle rispettive famiglie, che non sembrano proprio impeccabili nel pensare esclusivamente al bene dei due, almeno gli adulti, mentre
la scintilla del loro incontro scatena una specie di porta temporale che li risveglia dal torpore auto indotto e dà la forza per riaprire una voragine legata al passato. Fra le case di arenaria di Brooklyn e le foglie in strada di un autunno imminente, la storia procede senza sentimentalismi con un realismo rigoroso. Gli attori si spogliano di trucco e orpelli, per rendere meno glamour le loro solitudini. È il dolore represso che risale a galla a colpire, talmente dirompente da non aver bisogno di effetti speciali. Bastano due attori in spolvero e sintonia come Sarsgaard e Chastain, goffi e teneri, che mettono in scena una delle più improbabili eppure toccanti scene di sesso viste ultimamente.
Sono due adulti visti come adolescenti in libertà vigilata, capaci di gesti di libertà sconsiderata e di alimentare la dimensione del gioco, capace di sostenere il loro presente con una dose di incosciente volontà nell’affrontare il passato. Nel caso di lei è chiaro, ma reso frammentario per non far esplodere la famiglia, in quello di lui la frammentarietà è più recente, e destinata a peggiorare.
Come non essere conquistati da un amore così inatteso e singolare, in cui il massimo del romanticismo e del pegno d’amore è diventare reciprocamente il contatto d’emergenza.  (Mauro Donzelli - ComingSoon)