MERCOLEDI 23 APRILE ore 21,00



 

Un film di BENOIT JACQUOT
Con Guillaume Canet e Charlotte Gainsbourg

Francia - 100' - Drammatico/Thriller


Un sapiente Guillaume Canet in un gioco cinematografico riuscito.
Che sarebbe piaciuto anche a Simenon

Un film che affonda le radici in un classico della letteratura gialla di Georges Simenon

Il Caso Belle Steiner è tratto dal romanzo "La morte di Belle" pubblicato nel 1952 e scritto da George Simenon, uno dei più celebri e talentuosi autori di gialli, nonché l'inventore del Commissario Maigret. L'opera di Simenon è immensa e gli adattamenti cinematografici e televisivi dei suoi romanzi e racconti sono addirittura 170. Più che un thriller, Il Caso Belle Steiner è un contemporaneo film noir, e se diciamo contemporaneo è anche perché il film affronta temi attuali e centrali nella società di oggi: la presunzione di innocenza, il processo mediatico, il giudizio popolare e come un evento straordinario possa sconvolgere la vita di un uomo comune.   (da ComingSoon)

La SINOSSI : 
Pierre e sua moglie Cléa conducono un'esistenza tranquilla in una piccola città di provincia. Lui è un insegnante, mentre lei gestisce un negozio di ottica. La coppia ospita Belle, la figlia di un'amica. La loro vita viene completamente stravolta quando la ragazza viene trovata morta nella loro casa. Poiché Pierre era l'unico presente nell'abitazione al momento della tragedia, diventa l’unico sospettato. Subisce interrogatori umilianti dalla polizia, l’ostracismo dei colleghi e l'ostilità dei residenti della cittadina, dove tutti sanno tutto. Perché la domanda sulla bocca di tutti è la stessa: chi ha ucciso Belle?

La RECENSIONE : Un film ispirato a un romanzo di Simenon che incorpora tutto quello che la comunicazione del nostro tempo ha messo in campo.
Non lo fa solo narrativamente ma si è trovato anche a subire un corposo rinvio dell'uscita nelle sale a causa delle accuse di abusi sessuali piovute sul regista che spiegano la didascalia che la produzione ha imposto alla fine del film.
Per quanto riguarda l'opera in sé e la sua scrittura (sia in fase di sceneggiatura che di riprese) va rilevato come non ci si trovi davanti a una rilettura tradizionale di un romanzo simenoniano. Il prolifico autore belga infatti scrisse il libro in soli dieci giorni mentre si trovava nel Connecticut. La vicenda era ambientata negli Stati Uniti ed aveva un finale molto diverso.
Jacquot vi ha trovato materia per spostare l'azione in una città di provincia dove tutti si conoscono, ha conservato al protagonista il ruolo di insegnante (al Liceo Georges Simenon) ma soprattutto ha innervato l'operazione di trasferimento nella contemporaneità facendo ampio riferimento ai media e ai social.
Perché la morte di Belle diventa un argomento di cui si dibatte in rete e quanto si trova nel suo cellulare favorisce l'alimentazione dei sospetti su Pierre. Il personaggio viene affidato alle sapienti cure interpretative di Guillaume Canet il quale sa offrirgli la giusta dose di ambiguità costringendo lo spettatore a chiedersi, sulla base degli elementi che gli vengono messi a disposizione, da che parte stare. Credere all'autoproclamata innocenza di un uomo che viene comunque presentato come complesso oppure propendere, come fanno alcune persone che pure stanno dalla sua parte, per ritenere la sua posizione come insostenibile?
Il gioco è cinematograficamente riuscito e la scelta di Charlotte Gainsbourg nel ruolo di Cléa è funzionale alla creazione di un clima in cui fiducia e dubbio possono ambiguamente convivere. La stessa scelta di una donna (a differenza di quanto accadeva nel romanzo) nel ruolo del magistrato che interroga Pierre favorisce una lettura legata al potere di seduzione del protagonista che verrà utilizzata in favore di un'ulteriore complessità del plot. Viene così da pensare che a Simenon, nonostante le variazioni, questo film sarebbe piaciuto.               (di Giancarlo Zappoli - MyMovies)

 

 

 


MERCOLEDI 30 APRILE ore 21,00



 

Un film di NOEMIE MERLANT
Con Souheila Yacoub e Sanda Codreanu.

Francia - 103' - Commedia/Thriller

Un secondo film sfrenato e militante per Noémie Merlant, divertente opera rock femminista sulla sorellanza e sulla libertà di scegliere del proprio corpo e sul sesso.

La TRAMA : Le Donne al Balcone, film diretto da Noémie Merlant, racconta la storia di tre giovani donne, che vivono in un condominio di Marsiglia e si ritrovano ad affrontare un'ondata di caldo anomalo che ha colpito il sud della Francia, per cui è consigliato restare rinchiusi in casa. Ruby (Souheila Yacoub) intrattiene i suoi clienti facendo la camgirl, Nicole (Sanda Codreanu) trascorre l'intera giornata a spiare il loro sexy vicino di casa e la loro amica Élise (Noémie Merlant) si ritrova nel loro appartamento per sfuggire alle pressioni del suo fidanzato.
Dal loro balcone le ragazze iniziano a osservare il loro misterioso vicino da cui è attratta Nicole, oggetto delle più svariate fantasie. Con il pretesto di discutere un risarcimento, le ragazze accettano l'invito a casa del vicino, entusiaste all'idea di conoscere finalmente quell'uomo così attraente. A notte fonda, Nicole ed Élise lasciano la casa del vicino per fare ritorno nel loro appartamento, al contrario di Ruby che resta in compagnia dell'uomo.
Non immaginano, però, che durante quella notte un normale conflitto sfocerà in un vero e proprio bagno di sangue e, mentre si apprestano a escogitare un piano per uscire dai guai, il loro unico desiderio sarà la libertà.

La RECENSIONE : Estate torrida, in un condominio di Marsiglia. Tre giovani inquiline e amiche cercano sollievo dall’opprimente caldo e dalle piccole e grandi angustie della loro quotidianità dando un’occhiata complice e divertita a un vicino di fronte particolarmente attraente. È il primo passo in cui ci intrufoliamo nell’universo carico di colori e parole, divertito e sovreccitato de Le donne al balcone, in cui Noémie Merlant dirige il secondo film e si ritaglia il ruolo di un’attrice insicura e piene di ansie, Élise, che si aggira ancora con la parrucca bionda da Marilyn usata per girare “un brutto telefilm”, perennemente in cerca di tregua dal fidanzato parigino che la cerca sempre al telefono. Insieme a lei ci sono Nicole (Sanda Codreanu), scrittrice sognatrice ma timida, e la camgirl Ruby (Souheila Yacoub), sfrontata e ribelle, libera e apparentemente consapevole di sé. In realtà in comune hanno l’insicurezza imposta dai geni di una società che ritaglia sempre un ruolo imposto alla donna, circondate da maschi predatori e poco pronti a chiedere conto delle loro libertà durante interazioni più o meno intime.
Una serata si elettrizza quando cominciano a scambiarsi messaggi col vicino che le invita a casa a tarda sera nel suo loft da fotografo di moda, Don Giovanni da manuale del maschio compiaciuto e convinto di avere stile. Da quando metteranno piede in casa le cose prenderanno una piega sorprendente e delirante, dopo una sequenza alla Fuori orario horror, in un
susseguirsi di colpi di scena sospesi fra ogni genere possibile, incastrando con sapienza, in una sceneggiatura scritta dalla regista insieme a Célie Sciamma, una serie di spassose scene, perfino con momenti gore. Il percorso per uscire da una serie di guai diventa metafora di quello secolare in cerca della libertà della donna, sognando che possa giungere a positiva conclusione, almeno nel film, grazie all’aiutarsi fra “sorelle”, in una catartica notte di pioggia che libera un vento fresco a sollevare dall’oppressione del giorno lasciato alle spalle.
È infatti
prima di tutto una storia di sorellanza, quella de Le donne al balcone, che ha il pregio di fregarsene delle pesantezze ideologiche vecchie e inutili per cavalcare l’elettricità di un’opera punk che distrugge il “maschio” che è immerso nella violenza di genere senza rendersene conto, fino a renderlo fantasmatica presenza/assenza, letteralmente evirato. Incubi del passato e del presente sono affrontati con crescente consapevolezza di sé (che sia questo il segreto?), passando dal trionfo di colori e vitalità gioiosa di una prima parte che echeggia l’Almodóvar più selvaggio degli inizi e giungendo a una cruenta resa dei conti che dialoga con gli spiriti con umoristiche deviazioni thriller.
Passando per una
scena esilarante, ma allo stesso tempo di una cristallina forza politica, in cui Ruby risponde al tentivo goffo (e diremmo archetipico) del cassiere di un negozio (in cui tra l’altro vanno a comprare il necessario per fare a pezzi un cadavere) di approccio sessuale. La più sfacciata delle tre lo inchioda con un monologo sui genitali maschili pacchianamente esterni al corpo, al contrario di quelli femminili “tempio sacro", e "non ti presenti in un luogo così privato, a casa di qualcuno, senza nemmeno chiedere permesso o bussare”.
Spietato senza censurarsi,
Le donne al balcone è immaginifico punk femminista a mano armata sulla liberazione dalle insicurezze e la rivendicazione di un libero relazionarsi con il proprio corpo e con gli altri. Traboccante visivamente e narrativamente ma senza perdere una sua delirante coerenza ritmica e una lucida consapevolezza degli strumenti del racconto cinematografico. Insieme alle sorelle sul balcone, pronte a scendere e pretendere scelta e rispetto.   (Mauro Donzelli - ComingSoon)