RASSEGNA del Mercoledì
* I Film della Rassegna di Novembre *

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MERCOLEDI' 30 NOVEMBRE Ore 21,00


 

 

Genere: Drammatico -  Paese: Italia -  Durata: 126 min

Regia: Francesca Archibugi

 

Attori: Pierfrancesco Favino, Kasia Smutniak, Bérénice Bejo, Laura Morante

Una lunga parabola sull'importanza della vita e dei legami
Un viaggio emotivo e sentimentale ...

Il colibrì è il film diretto da Francesca Archibugi (Questione di cuore, L’albero delle pere), scritto dalla stessa cineasta in compagnia di Laura Paolucci (La mia ombra è tua, Diaz) e Francesco Piccolo (Il traditore, Siccità). In particolare il film è ispirato all’omonimo romanzo di Sandro Veronesi, vincitore del Premio Strega 2020 che vede come protagonista il dottor Marco Carrera che vive la sua vita rimanendo sempre uguale mentre subisce lutti, sconfitte, vittorie e delusioni amorose. Solamente con il passare del tempo scoprirà il vero valore dell’esistenza e degli invisibili fili che ci collegano ad altre persone.
 

Il colibrì, animale leggero e leggiadro, è una perfetta immagine che utilizza il libro di Veronesi prima e il film della Archibugi dopo per descrivere la vita di Marco Carrera (Pierfancesco Favino), un uomo ancorato ad un amore del passato, che per tutta la sua esistenza cerca in tutti i modi di rimanere sulla medesima posizione, ma viene travolto dalla vita stessa, che, come le ali del piccolo uccellino sopracitato, lo sbalza in direzioni totalmente inaspettate e lo travolge rapidamente. Lui stesso è definito un colibrì per la sua delicatezza d’animo e la sua immobilità, aggrappandosi sempre agli stessi punti cardine, che però piano piano lo fanno rovinosamente cadere.
Il lungometraggio, proprio perché segue  il flusso vitale del protagonista, non è cronologico dal punto di vista narrativo e si muove agilmente tra passato, presente e futuro, dedicandosi a piccole scene di vita quotidiana, alle amicizie, ai dolori e ai rimpianti. Tutto si lega in una complessa trama dove apparentemente è tutto scollegato, ma in realtà ogni singolo attimo ha un peso preciso nell’esperienza di Marco. La regia, in particolare, riesce ad evocare, con un’attenzione millimetrica, le tante contraddizioni che albergano nell’essere umano, ponendo l’accento sul dolore che spesso l’uomo è costretto a subire.
Proprio le sequenze più drammatiche, sono dirette dalla Archibugi con una delicatezza da manuale, lasciando parlare le emozioni e non la musica, gli oggetti, la spazialità, più che le parole. Detto questo, la macchina da presa riesce al contempo a trovare la sua dimensione ideale nel raccontare la semplicità con gli sguardi e i sentimenti, evidenziando il cuore dei vari personaggi.

La perfetta metafora che Il colibrì ci presenta è quella della figlia del protagonista,
Adele (Benedetta Porcaroli la interpreta da ragazza), che immagina di avere dietro di sé un filo invisibile che lo lega al padre. Un filo che, allargando gli orizzonti, ci unisce per l’appunto ad una rete complessa e interminabile di persone. Parlando invece del cast, se nel caso di Pierfrancesco Favino abbiamo l’ennesima conferma del suo talento straordinario che emerge in particolare in produzioni così delicate ed intense come Il colibrì, anche il resto degli attori si difende molto bene. Nota di merito in particolare per Nanni Moretti, che dà vita ad un personaggio secondario incredibile, anima irriverente e dissacrante del film ovvero lo psichiatra Carradori.

Se arrivati ad un certo punto de Il colibrì si pensa di aver capito il tema fondamentale del lungometraggio, ecco che si ramificano altri tematiche importanti riguardanti la vita, le prove lungo il cammino, la difficile accettazione dei lutti e la continua lotta con noi stessi e gli altri. Un tesoro che progressivamente mostra nuove gemme preziose agli spettatori, che rimangono però imbrigliate dal poco spazio disponibile per rappresentarle al meglio. Proprio per questo motivo, la pellicola rischia di travolgere eccessivamente il pubblico con un turbinio di emozioni struggenti e commoventi.
Il colibrì è un film dall’anima sfaccettata ed elegante, un progetto che, attraverso il racconto della difficile esistenza di Marco Carrera, prova a dare un senso alla vita. Un tema fondante che, inevitabilmente genera molte riflessioni. Il pubblico viene trasportato in una spirale emotiva intensa, supportata da uno studio registico sopraffino, dove sono la semplicità e la delicatezza delle immagini a parlare.