In collaborazione con la CINETECA di BOLOGNA
IL CINEMA RITROVATO 2022
"Classici restaurati in Prima Visione"
Il
sito ufficiale
***
I CLASSICI DEL CINEMA
TORNANO IN SALA ***
Prosegue l'iniziativa
della CINETECA di BOLOGNA
con tanti
splendidi film
che hanno fatto la storia del Cinema

Il prossimi Film

LUNEDI
6 FEBBRAIO Ore 21,00

(Italia/1946)
di Vittorio
De Sica
Soggetto,
sceneggiatura:
Sergio
Amidei,
Adolfo
Franci,
Cesare
Giulio
Viola,
Cesare
Zavattini.
Fotografia:
Anchise
Brizzi.
Montaggio:
Nicolò
Lazzari.
Scenografia:
Ivo
Battelli.
Musica:
Alessandro
Cicognini.
Interpreti:
Franco
Interlenghi
(Pasquale),
Rinaldo
Smordoni
(Giuseppe),
Aniello Mele
(Raffaele),
Bruno
Ortensi
(Arcangeli),
Emilio
Cigoli (Staffera),
Gino
Saltamerenda
(Panza),
Anna Pedoni
(Nannarella),
Leo
Garavaglia
(commissario
di P.S.),
Enrico De
Silva
(Giorgio),
Antonio Lo
Nigro
(Righetto).
Produzione:
Paolo
William
Tamburella
per Alfa
Cinematografica.
Durata:
93'
Restaurato
in 4K da The
Film
Foundation e
Fondazione
Cineteca di
Bologna, in
collaborazione
con Orium
S.A., presso
il
laboratorio
L’Immagine
Ritrovata.
Con il
sostegno di
Hobson/Lucas
Family
Foundation
Vita di
strada,
riformatorio
e fuga di
due piccoli
lustrascarpe
romani. De
Sica e
Zavattini,
ruvidezza
ancora
intrisa di
guerra,
pedinamento
fiabesco.
Capolavoro
d'umanesimo
neorealista.
Ignorato dal
pubblico in
Italia,
vinse
l’Oscar per
il miglior
film
straniero.
"Erano i
giorni che
sapete. E io
pensavo:
adesso sì
che i
bambini ci
guardano!
Erano loro a
darmi il
senso, la
misura della
distruzione
morale del
paese"
(Vittorio De
Sica).
In
Sciuscià
la guerra,
che ha
prodotto
un’enorme
crescita del
Lumpenproletariat,
prosegue ora
in altre
forme, come
guerra di
strada nella
giungla
urbana. Le
situazioni
cui lo
Stato, la
burocrazia e
il sistema
carcerario
sottopongono
gli
individui
sono
profondamente
e
disumanamente
assurde
rispetto
allo sguardo
del bambino.
Se l’accusa
di I
bambini ci
guardano
era diretta
ai genitori,
qui è
trasferita
all’apparato
sociale.
Sullo sfondo
di una
constatazione
crudele
spicca una
purezza
d’osservazione
sempre
meravigliosa.
[...]
Sciuscià
è una nuova
versione dei
due mondi di
Jean Vigo.
Il mondo
degli adulti
con la loro
guerra, il
fascismo e
lacorruzione
è
rappresentato
in termini
di freddo,
ordinario
realismo, a
volte come
una
bazzecola
comica. Il
mondo dei
bambini è in
gran parte
invisibile,
nascosto, un
sogno. Può
essere
ravvisato
sui loro
volti o in
immagini
concepite
nello strano
chiaroscuro
di una
leggenda. La
visione dei
due ragazzi
nella
foresta in
groppa a un
cavallo
bianco è
come una
favola che
aleggia su
tempi
malvagi.
(Peter von
Bagh) |
|
LUNEDI
6 MARZO Ore 21,00

(The
Warriors,
USA/1979) di
Walter Hill
Soggetto:
dal romanzo
omonimo di
Sol Yurick.
Sceneggiatura:
David Shaber,
Walter Hill.
Fotografia:
Andrew
Laszlo.
Montaggio:
David Holden,
Freeman
Davies Jr.,
Billy Weber,
Susan E.
Morse.
Scenografia:
Don Swanagan,
Bob Wightman.
Musiche:
Barry
DeVorzon.
Interpreti:
Michael Beck
(Swan),
James Remar
(Ajax),
Deborah Van
Valkenburgh
(Mercy),
Marcelino
Sanchez (Rembrandt),
David Harris
(Cochise),
Tom
McKitterick
(Cowboy),
Brian Tyler
(Snow),
Dorsey
Wright (Cleon),
Terry Michos
(Vermin),
David
Patrick
Kelly (Luther).
Produzione:
Lawrence
Gordon per
Paramount
Pictures.
Durata:
94’
Scriveva
Andrew
Sarris
all'uscita
del film:
"Il
linguaggio
delle gang è
volutamente
criptico, il
senso dello
spazio è
chiaramente
magico".
C'era una
nuova magia,
nera e
sotterranea,
nella storia
dell'attraversamento
che conduce
la banda dei
Warriors dal
Bronx a
Coney Island,
mentre tutte
le altre
street gang
sono alle
loro
calcagna.
Film epico
ed epocale,
per varie
ragioni: i
ribelli di
Walter Hill,
senza cause
pervenute
che non
fossero la
pura
sopravvivenza
del gruppo,
replicavano
il clima di
(vera) paura
che
all'epoca
regnava
nelle (vere)
strade di
New York e
lo
sottoponevano
a un
restyling in
chiave di
mitologia
popolare,
tra western
all'italiana
e cavalieri
della Tavola
Rotonda.
Accoglienza
controversa,
successo
divenuto
culto,
imitazioni a
non finire.
Trovavo
interessante
l’idea di
non guardare
a una banda
in termini
di problema
sociale, ma
sotto un
altro punto
di vista,
quello del
loro eroismo
inteso
nell’accezione
classica del
termine.
[...] Mi
piaceva
anche l’idea
di
raccontare
una vicenda
tratta dalla
storia
greca. Si
trattava
dell’Anabasi
ambientata
in un mondo
futuristico
e
fantascientifico
[...] Quando
si dà vita a
una
fantascienza
c’è spesso
la
propensione
ad astrarla
del tutto.
Ho pensato
che la sfida
sarebbe
stata
renderla
realistica e
fantastica
allo stesso
tempo;
volevo
combinare
quei due
elementi per
farne un
fumetto
dark.
(Walter Hill) |
|
LUNEDI
3 APRILE Ore 21,00

(Messico/1953)
di Luis
Buñuel
Soggetto:
basato sul
romanzo
omonimo
(1926) di
Mercedes
Pinto.
Sceneggiatura:
Luis Buñuel,
Luis
Alcoriza.
Fotografia:
Gabriel
Figueroa.
Montaggio:
Carlos
Savage.
Scenografia:
Edward
Fitzgerald.
Musica:
Luis
Hernández
Bretón.
Interpreti:
Arturo de
Córdova
(Francisco
Galván de
Montemayor),
Delia Garcés
(Gloria
Vilalta),
Aurora
Walker
(Esperanza
Vilalta),
Carlos
Martínez
Baena (padre
Velasco),
Manuel Dondé
(Pablo),
Rafael
Banquell
(Ricardo
Luján),
Fernando
Casanova (Beltrán),
Luis
Beristáin (Raúl
Conde).
Produzione:
Óscar
Dancigers
per Ultramar
Films. DCP.
Durata:
92’. Bn.
Nel 1953 la
carriera
registica di
Luis Buñuel
stava
riprendendo
con maggiore
libertà e
intraprendenza
in Messico.
Dopo il
successo
europeo di
I figli
della
violenza,
Luis Buñuel
adattò con
il suo
complice e
collaboratore
abituale
Luis
Alcoriza il
romanzo
Él di
Mercedes
Pinto: più
che una
storia di
fantasia era
la cronaca
dettagliata
del
terrificante
calvario
vissuto da
vittima di
un marito
megalomane e
gelosissimo
che era, in
realtà, un
caso grave
di delirio
paranoide (Lacan
mostrava
questo film
ai suoi
studenti di
psichiatria
come buona
illustrazione
della
malattia).
Magnificamente
interpretato
da Arturo de
Córdova,
Francisco
Galván è ciò
che in
Spagna si
chiama
meapilas,
un
baciapile:
un devoto
‘cristiano
buono e
puro’, ma di
fatto un
vergine di
mezza età.
Ossessionato
dai piedi
calzati di
un’altra
fedele,
Gloria
(Delia
Garcés),
lacorteggia
finché
questa non
rompe con il
fidanzato
per sposare
lui,
sorprendentemente
affascinata
com’è dal
suo
carattere
dispotico.
Ma già
durante la
luna di
miele Gloria
scopre e
subisce la
gelosia
completamente
ingiustificata
dell’uomo,
che
interpreta
maniacalmente
ogni cosa
come gesto
beffardo e
come prova
dell’infedeltà
della moglie
o di
complotti
contro di sé
e contro i
propri
interessi
finanziari e
patrimoniali.
Diffida di
sua moglie,
dei suoi
avvocati e
di quasi
tutti,
disprezza
gli esseri
umani che
considera
parassiti e
afferma in
modo
megalomane
che se fosse
Dio non
perdonerebbe
mai
l’umanità.
Sebbene di
solito Luis
Buñuel fosse
un grande
umorista e
un perenne
surrealista,
questo – un
po’ come
Il ladro
di Hitchcock
– è
probabilmente
uno dei suoi
film più
seri, e
anche uno
dei più
complessi e
maggiormente
caratterizzati
da un
narrazione
tesa ed
ellittica, e
si conclude
con una
delle più
inquietanti
scene finali
mai girate.
Considerato
da molti il
migliore tra
i capolavori
di Buñuel
insieme a
Estasi
di un
delitto
e a
L’angelo
sterminatore,
contiene
alcune
immagini che
spingono a
chiedersi se
Hitchcock
avesse visto
e ricordasse
Él
quando girò
La donna
che visse
due volte
cinque anni
dopo.
(Miguel
Marías) |
|
LUNEDI
8 MAGGIO Ore 21,00

(Sedmikrásky,
Cecoslovacchia/1966)
di Věra
Chytilová
Soggetto:
Věra
Chytilová,
Pavel
Juráček.
Sceneggiatura:
Věra
Chytilová,
Ester
Krumbachová.
Fotografia:
Jaroslav
Kučera.
Montaggio:
Miroslav
Hájek.
Scenografia:
Karel Lier.
Musica:
Jiří Šust,
Jiří Šlitr.
Interpreti:
Jitka
Cerhová (Marie
I), Ivana
Karbanová (Marie
II), Julius
Albert
(l’uomo di
mondo più
anziano),
Jan Klusák
(l’uomo di
mondo
giovane),
Marie
Češková,
Jiřina
Myšková,
Marcela
Březinová,
Oldřich Hora,
Václav
Chochola,
Josef
Koníček.
Produzione:
Filmové
studio
Barrandov.
Durata:
75’
Le
margheritine
è una
metafora
della
distruttività
della natura
umana
applicata
alla civiltà
moderna in
generale e
al sistema
comunista in
par-
ticolare. Le
ragazze,
piccole
demolitrici
irriverenti
e
imbronciate
capaci di
esercitare
una forza
devastatrice,
rappresentano
in chiave
satirica la
crisi
contemporanea
dei valori e
una visione
grottescamente
deformata
del futuro.
Una bruna e
l’altra
bionda,
nelle loro
apparizioni
pubbliche le
due sono
intercambiabili.
Il subbuglio
maniacale
che causano
è presentato
con
un’estetica
giocosa e un
gusto
sofisticato
mettendo in
contrasto le
immagini
documentarie
e le
manifestazioni
più incivili
del mondo
moderno. La
totale
distruzione
perseguita
dalle
ragazze è
provocata
dalla noia e
dal
desiderio di
cambiamento:
le due Marie
ambiscono a
un mondo di
assoluta
libertà e
fantasia e
del tutto
privo di
scrupoli. La
regista Věra
Chytilová si
rifiuta di
risparmiare
le sue
protagoniste
e fa
letteralmente
a pezzi le
loro
controparti
maschili.
L’autrice
rispetta
solo i
sentimenti
autentici,
il vero
lavoro, e
usa
creativamente
una forma di
ironia
aggressiva
per giungere
a un finale
moralizzante.
(Briana
Cechová) |
|
|
… Classici del cinema
che ritrovano il grande schermo, che ritrovano l’incontro vivo con
il pubblico di una sala cinematografica. Capolavori di ogni tempo (e
senza tempo) che tornano ad essere prime visioni. E di prime visioni
di tratterà a pieno titolo, per le generazioni di oggi: perché è
solo la visione collettiva davanti a un grande schermo che può
recuperare, di questi film, l’autentica bellezza visiva, l’emozione
dirompente, e tutto il divertimento, il piacere, il brivido.
La Cineteca di Bologna promuove insieme al
Circuito Cinema la distribuzione di una
serie di dieci grandi film nelle sale del
Circuito Cinema, diffuse sull’intero
territorio nazionale. si tratta, in tutti i
casi, di film restaurati con tecnologia
digitale negli ultimi anni, riportati quindi
a uno splendore e a una nitidezza visiva mai
raggiunti prima: in tutti i sensi, prime
visioni. I film saranno presentati in
versione originale con sottotitoli italiani.
Basta aver assistito una sola volta alla proiezione di un grande
film restaurato in un festival o rassegna internazionale per
rendersi conto di quanto l’esperienza risulti coinvolgente per un
ampio pubblico. Le visioni televisive (peraltro sempre più rare!) o
su dvd (peraltro di qualità spesso modesta) vengono spazzate via
dalla presenza viva delle immagini su un vero schermo. |

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