Nel
tentativo di scrivere il suo nuovo film, Nino, regista
settantenne ormai sul viale del tramonto, si perde in un
delirio artistico e personale, in cui i ricordi e i
personaggi di una vita si mescolano a quelli della
storia che vuole raccontare, generando in lui un
cortocircuito in cui non riesce più a distinguere tra
verità e finzione.
Protagonista indiscusso di Mindemic
(Opera Zero) è Nino – interpretato da
un magistrale Giorgio Colangeli
– un regista di settant’anni che ha alle spalle una
carriera di secondo piano. Isolato nel suo appartamento
di Roma, l’uomo guarda scorrere la realtà che lo
circonda senza avere un vero obiettivo nelle sue
giornate, dopo che il suo lavoro si è bruscamente
interrotto anni addietro. Il lento ripetersi delle ore
sembra però trovare fine quando riceve una chiamata dal
suo storico produttore Fredo (Claudio
Alfredo Alfonsi), che gli propone di
scrivere un film in soli tre giorni perché ha trovato
degli investitori interessati a un suo progetto.
Nino accetta, e si butta sulla sua amata macchina da
scrivere, un’Olivetti Lettera 32. Decidendo di
realizzare un film epico, di guerra, per trovare
supporto nella stesura cerca di contattare i suoi
collaboratori storici: lo sceneggiatore De Paoli (Roberto
Andreucci), che rifiuta il lavoro, e
l’attore Giovanni Marino (Paolo Gasparini),
che a sua volta rifiuta il ruolo che gli viene proposto.
Anche la vecchia agente di Nino, Lucia (Rossella
Gardini), si rifà viva, ma stavolta è il
vecchio regista a liquidarla.
Lasciato da solo nell’opera di creazione, Nino si
rinchiude ancora di più in sé stesso, non arrivando più
a distinguere la realtà dalla finzione da lui inventata,
anzi… cadendoci addirittura dentro. Ed è così che una
escort chiamata per tenergli compagnia ha l’identico
aspetto di Angela (Rosanna Gentili),
la moglie che l’ha lasciato anni prima e di cui lui è
ancora innamorato. Il delirio artistico e personale di
Nino procede di pari passo con la scrittura della
sceneggiatura, portandolo a interpretare egli stesso i
personaggi da lui ideati, fino a un punto di non
ritorno.
Dopo un’esperienza con i cortometraggi,
Giovanni Basso, per il suo
Mindemic (Opera Zero), scommette tutto
sulla performance attoriale di un interprete come
Giorgio Colangeli, portando a casa
una vittoria. Colangeli è la colonna portante del film,
retto dalla sua fisicità che la fa da padrona,
condividendo assai raramente lo schermo con gli altri
protagonisti. È lui che muove i fili della storia,
facendosi personaggio e Demiurgo, dando ariosità a un
lungometraggio che altrimenti della claustrofobia –
mentale e fisica – ha fatto il proprio tratto
distintivo. Ed è sicuramente all’attore romano che vanno
principalmente imputati gli elementi positivi di quest’opera.
Opera che è frutto di sperimentazione su più fronti:
ideato, prodotto e ripreso in pieno lockdown, il film è
stato interamente girato in 4K con un telefono iPhone 8+
cui è stata montata una lente anamorfica americana
adattata al sensore mobile. La location è costituita
soltanto da un piccolo appartamento, l’intero mondo di
Nino, che può ampliarsi all’infinito grazie alla sua
immaginazione.
Ed è proprio l’immaginazione, forse, l’elemento al
centro dell’opera, che emerge quale ancora di salvezza
nei momenti di isolamento, voluto o coatto: una via di
fuga da una realtà che non si comprende, una strada per
conoscere e, infine, conoscersi davvero. (Cinematoghaphe)
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