SABATO 29/1 ore 16,30 - 20,30
DOMENICA 30/1 ore 16,00 - 20,00



Un film di GIUSEPPE TORNATORE

Italia - 150' - DocuFilm

TRAILER   SCHEDA

Tra aneddotica e archivio cinematografico,
uno svelamento seducente che non si vorrebbe finisse mai.

Quando a firmare il documentario sulla vita di Ennio Morricone è Giuseppe Tornatore, l’occasione di realizzare un’opera maestosa è dietro l’angolo. La summa della devozione e del rispetto del regista e di chiunque abbia avuto il privilegio di arricchirsi delle traiettorie del Maestro, è contenuto tutto nel poster promozionale del film: Quentin Tarantino lo affranca dal riduzionismo definendolo il suo compositore preferito di tutti i tempi, le fessure azzurre di Clint Eastwood lo pensano unico mentre per Wong Kar Wai Ennio arriva lì dove altri non sono riusciti, non riescono e non riusciranno mai.
Dopo venticinque anni di sodalizio, artistico e fraterno, Tornatore apre al pubblico le pagine più intime e delicate della vita del compositore, attraverso interviste di repertorio e immagini sapientemente incastrate per restituire all’occhio dello spettatore un negativo contenente tutte le grandi opere del Maestro. Opere che il più delle volte, Morricone nascondeva, minimizzava dietro una misura e una timidezza mai finzionali, ma funzionali al suo genio.
Il documentario, oltre che un omaggio, è un manuale di istruzione per i posteri, un vocabolario di linguaggi e intenzioni, perseveranza e amore per il proprio mestiere. Giuseppe Tornatore costruisce un elogio al Maestro, scomparso il 6 luglio 2020, attraverso la confessione dello stesso compositore e il tributo degli artisti, registi, sceneggiatori, musicisti, attori che hanno assistito al suo “sforzo” creativo: Bertolucci, Verdone, Argento, Zimmer, Tarantino, Stone, Piovani. Le firme più importanti del panorama cinematografico e musicale lo ricordano come la grande eccezione alle regole, l’unico in grado di cambiare il destino della musica. La personalità silenziosa, ma rigorosa e puntuale del Maestro, gli ha consentito di tradurre in note il suo genio visionario.
Così Tornatore disegna Ennio, partendo dalla testa: l’infanzia, il padre trombettista, il conservatorio, i primi ingaggi, i sacrifici, i lavori notturni, gli incontri provvidenziali e quel suo modo particolare di scrivere le partiture contemporaneamente per tutti gli strumenti. Un’orchestra mentale, un personaggio con il quale lavorare significava mettersi una medaglia al collo, dice Argento. Per Morricone, emotivo più che mai nel ritratto del regista, comporre musica voleva dire difendersi dalla solitudine, rifuggire gli unisoni, con la dignità di chi arrangiava il sublime silenziosamente, riservando gli eccessi agli strumenti e mai alla persona. Le mani del Maestro si muovono avverando un’alternativa alla colpevolezza, parte del tutto di quell’uomo di cui si vedeva solo la nuca, sempre chino a scrivere la sua musica.
Ciò che è stato fatto, è stato grande grazie al suo equilibrio: i volti degli attanti non son mai stati dei registi, ma di quel genio particolare che sapeva rendere in note il carattere dei personaggi, voluti, amati, odiati, perfezionati. Conoscere la persona dietro al genio significa godere di una possibilità rinnovata, dimenticare una melodia e ascoltarla di nuovo per la prima volta, predisposti, vergini, vuoti. Gli
abissi di Morricone sono stati la linfa delle nostre vite, il suo rigore nella creazione invece, ha plasmato una tensione estenuante, estatica, così eloquente ed evocativa impossibile da indagare. Il Maestro ha unito prosa e poesia, ha scritto la colonna sonora delle nostre vite, ha pensato “ogni cosa, prima di scrivere”.    (Cinematographe - Giulia Calvani)

Se esiste il Paradiso, o un aldilà, ecco è lì che Morricone deve stare.
In piedi, sotto le volte celesti, a dirigere gli angeli.