La TRAMA :
Dopo il grande
successo di Perfect Days, Wim Wenders torna al cinema con
l’omaggio ad Anselm Kiefer, uno dei più innovativi e importanti
artisti del nostro tempo.
Girato in 3D e risoluzione 6K, il film racconta il percorso di
vita del pittore e scultore tedesco, la sua visione, il suo
stile rivoluzionario e il suo immenso lavoro di esplorazione
dell’esistenza umana e della natura ciclica della storia.
Wenders realizza un’esperienza cinematografica unica, che mette
in luce il linguaggio di Kiefer, fortemente influenzato dalla
poesia, la letteratura, la filosofia, la scienza, la mitologia e
la religione. Per oltre due anni, il regista è tornato sulle
tracce di Kiefer partendo dalla nativa Germania fino alla sua
attuale casa in Francia, ripercorrendo le tappe di un viaggio
dietro le quinte della sua arte.
Un nuovo incredibile ritratto d’artista dopo il lavoro fatto su
Sebastião Salgado ne Il sale
della Terra, Pina Bausch in Pina e Buena vista
social club.
La RECENSIONE di CiakMagazine :
Anselm Kiefer
è un pittore e scultore tedesco, realizzatore di opere
pittoriche dalle dimensioni sbalorditive e di istallazioni
artistiche capaci di ricreare e rileggere paesaggi storici e
culturali. Anselm è un’esperienza cinematografica unica
che fa luce sul suo lavoro e rivela il suo percorso di vita, le
sue ispirazioni, il suo processo creativo e il suo fascino per
il mito e la storia. Passato e presente si intrecciano, mentre
il documentario sfuma e fonde insieme il confine tra cinema e
arti figurative.
“Quando il caos è confinato in un
rettangolo diventa un dipinto”, dice
Kiefer.
Le sue opere che hanno sbalordito il mondo intero in mostre a
lui dedicate e con istallazioni capaci di trasformare in arte
qualsiasi materiale, sono ora ritratte nel documentario di
Wim Wenders, che quest’anno torna al Festival
di Cannes con ben due film,
Anselm,
appunto, e Perfect Days, in concorso.
In Anselm la settima arte sembra mettersi al servizio
di quella figurativa creando una nuova forma di installazione.
Ciò che da subito colpisce è la capacità di Wim Wenders di
proporre il 3D come elemento di un linguaggio
artistico visivo specifico. Le inquadrature sono
spesso a servizio del risultato finale: immagini che escono
dallo schermo e offrono la sensazione di poter osservare in
tutta la loro tridimensionalità volti, opere e paesaggi
ingigantiti.
E la grandezza è anche una delle cifre distintive dell’artista
protagonista del documentario, capace di trasformare non solo
qualsiasi materiale in strumento per la realizzazione delle sue
gigantesche opere, ma anche di far diventare i luoghi stessi
della sua creazione, vere e proprie istallazioni.
Wenders comincia questo viaggio attraverso le fasi della storia
artistica di Kiefer proprio partendo da uno dei suoi enormi
depositi, sconfinato luogo di ispirazione in cui Anselm si muove
con una bicicletta, sceglie tra un’infinità di materiali tra cui
foto, pezzi di legno, vetro e macerie, maneggia lanciafiamme,
fonde metalli, pietrifica abiti e dirige montacarichi.
In questo percorso artistico Wenders racconta l’arte Kiefer a
tutto tondo, mostrando il fascino delle sue opere
sia dal punto di vista intellettuale e spirituale che da quello
storico. Attraversa epoche, pensieri e stili, dagli
anni ’60 a oggi Anselm, dal rivoluzionario lavoro fotografico
sul nazismo e i suoi simboli all’“insostenibile leggerezza
dell’essere” che da Kundera arriva a
Kiefer.
Nel corso del film accade poi che i due artisti, da un lato
all’altro della camera, sembrano quasi fondersi in un’unica
ispirazione, in un ideale abbraccio tra due forme d’arte che
cominciano a dialogare in modo sempre più serrato e diventano
funzionali l’una all’altra. |