Un’esperienza provocatoria e indimenticabile
dell’impatto della nostra specie sulla Terra
Una testimonianza potentemente visiva di
come l’uomo ha operato sull’ambiente
negli ultimi 100 anni, tanto da far
parlare di una nuova epoca geologica: l’Antropocene.
Attraverso il lavoro di Edward Burtynsky,
uno dei più grandi fotografi paesaggisti
al mondo, un viaggio attraverso i
deserti, le montagne, le foreste, le
profondità degli oceani su cui incombono
i segni sempre più incisivi dell’uomo,
dall’urbanizzazione incontrollata allo
sfruttamento selvaggio del suolo.
Un rigoroso affresco, supportato da un
team di scienziati e realizzato con
strumenti di ripresa avanguardistici,
che affascina e al contempo fa
riflettere sul tema sempre più urgente
della conservazione del nostro habitat.
Una meditazione visivamente
straordinaria su come l’uomo sia
diventato la “forza naturale” più
determinante nella trasformazione degli
equilibri del pianeta.
Siamo
entrati in una nuova epoca geologica? Il
nuovo film di uno dei più acclamati
landscape photographer, Edward Burtynsky,
con i pluripremiati Jennifer Baichwall e
Nicholas de Pencier, sintetizza il
lavoro decennale dell’Anthropocene
Workgroup, un ensemble multidisciplinare
e transnazionale di scienziati che
stanno ricercando i segni inconfutabili
di come dall’Olocene il nostro pianeta
stia entrando nell’epoca dell’Antropocene.
Un viaggio attraverso tutto il mondo
realizzato con tecniche fotografiche
avanguardistiche per prendere coscienza
della responsabilità della specie umana
nel plasmare il destino del proprio
habitat.
Regia: Jennifer
Baichwal, Nicholas de Pencier, Edward
Burtynsky
Voce narrante italiana: Alba Rohrwacher
Voce narrante originale: Alicia Vikander
Genere: Documentario/Ambiente
Durata: 87 minuti
Produzione: Canada
Edizioni: Italiano - Originale con
sottotitoli
Da
contemplare sul più grande schermo
possibile.
Seduce lo sguardo per convincerci ad
agire prima che sia troppo tardi.
Visivamente spettacolare, con
immagini incredibili, sia aeree che
subacquee
Un film di grandissima attualità,
che mostra le criticità legate al
crescente dibattito sull’ambiente,
utilissimo a creare approfondimenti
attorno ai singoli capitoli trattati
Molte associazioni e gruppi hanno
deciso di sostenere l’uscita, con
disponibilità a organizzare incontri
e attività di approfondimento
Film
documentario girato da John Chester nell’arco di 8
anni
e diventato un caso eclatante al box-office
americano
Genere:
Documentario/Ambiente
Durata: 91 minuti
Produzione: Usa
Il film
racconta l’incredibile storia vera di John e Molly Chester, coppia in
fuga dalla città per realizzare il sogno
di una vita, quello di costruire dal
nulla un’enorme fattoria seguendo i
criteri della coltivazione biologica e
di una completa sostenibilità
ambientale. Tra mille difficoltà,
momenti esaltanti e cocenti delusioni, i
due protagonisti impareranno a
comprendere i ritmi più profondi della
natura, fino a riuscire nella loro
formidabile impresa.
Uscito a maggio in America in sole 5
sale, grazie al passaparola e alle
critiche eccezionali La fattoria dei
nostri sogni ha raggiunto ben 285
schermi, scalando la classifica degli
incassi e contagiando sempre più
spettatori con il suo ottimismo e la sua
visione luminosa ma mai banale di Madre
Natura. Oggi Apricot Lane, questo il
nome della fattoria, si estende per
oltre 200 acri e raccoglie circa 850
animali e 75 varietà di coltivazioni
biodinamiche. Dal dicembre 2015 ospita
anche Beauden, il primo figlio di John e
Molly.
“Abbiamo girato 365 giorni all’anno per
quasi 8 anni”, ricorda il regista John
Chester. “In questa avventura c’è stata
una tensione costante per me tra i
bisogni della fattoria e quelli del
film. La cosa bella della natura e di
una fattoria, in ogni caso, è che hanno
dei ritmi propri e si può prevedere in
anticipo cosa sta per succedere. Si
tratta di osservare e stare lì ad
aspettare che accada qualcosa. Questa è
ovviamente la formula perfetta per
girare un documentario sulla natura ma è
buffo che valga anche per mandare avanti
una fattoria: osservare e giocare
d’anticipo. Ed entrambi richiedono una
certa dose di umiltà. La vera sfida per
me è stata poi la decisione di filmare
anche tutti i problemi che stavamo
vivendo e gli errori che abbiamo
commesso… Ho dovuto mettere da parte il
mio orgoglio ma sono felice del
risultato finale, perché il film è molto
più credibile e coinvolgente”.
“È
stata un’esperienza molto dura e piena
di imprevisti – afferma Molly Chester,
chef, moglie di John e sua compagna
d’avventura - ma ha risvegliato in me
una connessione con la natura di cui
neanche ero a conoscenza. E questo è
davvero straordinario. La lezione più
importante che ho imparato è che
conquistare e sradicare non sono
strategie vincenti: collaborazione e
comprensione lo sono. C’è sempre
qualcosa che causa “problemi” nel
rapporto con la natura, ma in realtà non
sono problemi. Sono solo un modo in cui
la terra ti sta spiegando quali sono le
sue necessità, un gradino in più per
raggiungere un’armonia più grande”.
“Spero che il film sia visto soprattutto
dai più giovani”, conclude John. “E
spero che il pubblico capisca, come
abbiamo capito noi, che una
collaborazione con la natura offre
infinite possibilità, che a volte siamo
troppo distratti per vedere. La natura
ha tutte le risposte di cui abbiamo
bisogno”.